Arte & Mostre
Al Palazzo del Pegaso «Paesaggio immaginato» di Luca Macchi
Nella seconda saletta alcune opere della serie «Divinità del paesaggio» e ancora con una poesia di Luzi dedicata all’uomo-Orfeo. La mostra è corredata da un catalogo con testi di Eugenio Giani, Cristina Acidini e Nicola Micieli.
Macchi è nato a San Miniato, dove vive e lavora. Negli anni Ottanta entra in contatto con le più attuali neoavanguardie di quegli anni iniziando una ricerca pittorica fissata nella serie Magma. Invitato a numerose rassegne ha tenuto personali in Italia e all’estero. Si è incontrato più volte con l’arte sacra, del 2011 è la parete al Santuario di Cigoli. Del 2014 è il dipinto “Il loro sacrificio faccia germinare la pace” (cm. 200×300), riflessione sui fatti della nostra epoca. È autore di studi e pubblicazioni.
«Luca Macchi – scrive il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani – si presenta nelle nostre sale monumentali con una selezione delle sue opere dove mito, poesia, natura e città si integrano, dialogano, delineano un “Paesaggio immaginato” dalla potente valenza suggestiva. Osservare un quadro di Macchi è un’esperienza sensoriale che tocca il cuore e la mente e, per questo, è impossibile non esserne rapiti e magicamente trasportati all’interno del suo mondo. Basta leggere il suo percorso artistico e quanto personalità del calibro Mario Luzi hanno scritto su di lui per comprendere che siamo davanti ad un pittore che ha segnato il panorama artistico degli ultimi decenni». Per la presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno Cristina Acidini, «i paesaggi di Macchi denotano una matrice toscana ma trasfigurata, essendo scomposti e ricombinati da pennellate spigolose e sicure, larghi sotto il cielo e insieme cavernosi e tellurici, in forza delle stesure indefinibili che si addensano sotto il piano di campagna». E aggiunge: «I suoi cipressi, vibranti di pennellate cangianti nella luce meridiana, sorgono da un astratto spaccato che suggerisce altri spazi e altre storie, iscritte talvolta in misteriose cifre d’oro zecchino, come i tesori sepolti di civiltà ammutolite». «Per Macchi il paesaggio – secondo il critico d’arte Nicola Micieli – è un luogo identitario. Lo si vive nella contiguità e nell’estensione della persona e del suo sentire anche storico. È dunque fortemente connotato in termini culturali. Anche quegli aspetti del paesaggio dipinti “d’après nature”, sono comunque parte integrante del paesaggio antropico, per lui pienamente immerso nel luogo totalizzante della sua collinare San Miniato, “terra murata” del resto esemplare in una Toscana il cui territorio è stato come pochi altri modellato e segnato dall’uomo».
La mostra prosegue fino al 22 febbraio 2018 con orario 10-12 e 15-19 da lunedì a venerdì; il sabato solo dalle 10 alle 12. L’accesso, gratuito, è consentito, previa esibizione di valido documento di identità, nei limiti dei posti previsti ai sensi della normativa in materia di sicurezza.