Vita Chiesa
Aiutare i giovani, impegno prioritario per il continente
Il Sinodo, anche se centrato sull’Africa, è una esperienza di comunione e solidarietà di tutta la Chiesa universale: lo ricorda mons. Gabriel Charles Palmer-Buckle, arcivescovo di Accra (Ghana), moderatore del gruppo inglese, che abbiamo incontrato in questi giorni a Roma, a margine della seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi.
Quali priorità stanno emergendo da questo Sinodo?
È una Chiesa riunita per guardare all’Africa dotata di doni umani e naturali, per capire quale sviluppo dare ad un cattolicesimo ricco di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. In Africa nel 1978 c’erano 55 milioni di cattolici, ora sono 164 milioni; è un aumento colossale. Allora dobbiamo concentrare gli sforzi perché questo porti frutti per tutta la Chiesa universale. I sacerdoti, i religiosi e i laici africani devono essere davvero ben preparati per poter offrire un buon servizio in Europa, in America, in Asia. Bisogna cercare i migliori formatori, le migliori risorse materiali e spirituali. Noi siamo pronti. Lo stiamo già facendo, ma mancano le infrastrutture e le risorse.
Riconciliazione, giustizia e pace in Africa: a che punto si è?
In molti Paesi africani le Chiese locali hanno già avviato il ministero di riconciliazione, giustizia e pace. In Ghana, ad esempio, come vescovo ho partecipato alla Commissione per la riconciliazione nazionale. Lo stesso è accaduto in Sierra Leone, in Liberia, in Togo, nella Repubblica democratica del Congo, in Sudafrica La Chiesa africana è già coinvolta nella marcia verso la riconciliazione. Ma anche in altre zone del mondo c’è bisogno di riconciliazione: tra le razze, tra i partiti politici.
Aprendo il Sinodo Benedetto XVI ha detto che l’Africa deve essere preservata dal “materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista” e dal “virus” del “fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici”. Concorda con questa analisi?
Sono assolutamente d’accordo. Oramai tutto il mondo è paese. Il materialismo pratico che viene dall’Occidente arriva in Africa tramite i mass media e a volte, purtroppo, perfino dalle istituzioni internazionali, per le condizioni che applicano agli aiuti finanziari, spingendo l’Africa ad accettare questa nuova cultura globale: le unioni libere, l’omosessualità, l’uso del condom .
Come la Chiesa africana affronta il difficile tema delle migrazioni?
In agosto, come Chiese dell’Africa occidentale, ci siamo incontrati per parlare di «giovani e migrazioni». La migrazione è un diritto dell’uomo, la persona deve poter emigrare e vivere dove vuole. Ma in questo momento dobbiamo aiutare i nostri giovani. Diciamo loro che se Dio li ha fatti nascere in Africa è perché ha sicuramente dei piani per loro. Se hanno una formazione farebbero meglio a restare sul posto per aiutare lo sviluppo del proprio Paese e continente. Però in tanti Paesi c’è povertà materiale, manca la libertà sociale e religiosa, allora i giovani più preparati vanno all’estero a cercare una vita migliore. Consigliamo loro di partire solo quando hanno tutti i documenti in regola, per non correre dei rischi inutili.
Cosa ne pensa dei respingimenti dei migranti nel Mediterraneo?
Purtroppo oggi in nome della crisi globale si stanno emanando leggi e iniziative poco cristiane che vanno contro i diritti umani e universali. L’Europa non può ripudiare queste verità imprescindibili. È triste pensare che l’Europa cattolica, l’Italia e la Spagna possano prendere decisioni contrarie al Vangelo. I giovani africani sanno dei respingimenti ma sperano di farcela comunque. Dobbiamo aiutare i nostri giovani ad apprezzare la vita come un dono che va fatto fruttificare.
E della presenza di interessi cinesi in Africa?
Non abbiamo paura della Cina. Se abbiamo trattato con l’Europa per 400 anni, possiamo anche trattare con la Cina. Ne abbiamo già viste tante di situazioni di sfruttamento. Certamente oggi i nostri governi hanno gli occhi più aperti. In Sudan c’è la guerra da oltre 30 anni e l’Europa non ha mai fatto niente. Perché solo oggi, con la presenza della Cina, inizia ad urlare? È sempre una lotta tra interessi. Non dobbiamo avere paura dei cinesi ma saper parlare con loro a quattr’occhi.
L’Africa continente delle opportunità: perché?
È una verità tangibile: perché l’Africa è un continente molto giovane (il 65% degli africani è al di sotto dei 35 anni). E se i giovani lavorano sono una potenzialità incredibile. Ed è il continente delle risorse: è stata sfruttata da 500 anni e ancora ci sono risorse naturali non scoperte.
Esiste un modo per fermare lo sfruttamento selvaggio delle risorse africane?
Forse stiamo arrivando ad un momento in cui ci vorrà una coscienza e un’etica globale. L’enciclica Caritas in veritate è un vademecum per tutti i politici del mondo: tutti dovrebbero leggerla e cercare di avere un’etica universale fondata sulla verità e sulla carità. Quarant’anni fa Paolo VI ne aveva già parlato nella Popolorum progressio: se lo avessimo ascoltato non saremmo arrivati a questa crisi mondiale. La Chiesa in Africa vuole essere voce di questa enciclica e del Compendio della dottrina sociale presso i nostri popoli, governi e dirigenti. Sarà una sorta di vademecum per la prossima generazione.