Cultura & Società
Agnese, santa della forza e della mitezza
di Carlo Lapucci
Sant’Agnese è una delle prime Sante cristiane il cui nome appare assai per tempo nel canone della Messa. Il poeta cristiano Prudenzio cantò il suo martirio ne Le Corone, e Sant’Ambrogio ne scrisse l’inno. Inoltre Ambrogio per ben due volte parla di lei nelle sue opere, passi che vennero riportati anche sul Breviario. Il suo culto, diffuso nell’intera comunità cattolica, rimane nel calendario ufficiale della chiesa che la ricorda il 21 di gennaio. A Roma ben due chiese sono intitolate al suo nome.
Fu martirizzata sotto Diocleziano, probabilmente nell’anno 304, nel Circo Agonale, in piazza Navona, la dov’era il luogo riservato alle prostitute, dove fu esposta e dove sorge la seconda chiesa romana a lei dedicata. La permanenza in un luogo di peccato che le fu inflitta viene spiegata da alcuni con la proibizione secondo le leggi romane, di eseguire una pena capitale su una vergine. Fu sepolta nella catacomba che porta il suo nome, sulla via Nomentana (extra muros), a circa due chilometri da Porta Pia. Qui Costanza, figlia di Costantino, fece edificare la basilica più antica, poi più volte rimaneggiata, dove sono conservate le sue ossa. La testa invece è conservata in S. Agnese in Agone, in Piazza Navona.
Agnese (latino Agnes) si collega comunemente con «agnello», animale col quale la Santa viene sovente raffigurata quale simbolo di innocenza e purezza immacolata. Il nome deriva più probabilmente dal greco («pura», «casta»), seguendo l’antica credenza secondo la quale il nome connotava la cosa e ne rifletteva il destino e la natura.
Fu martire a Roma e gode di un culto antico e continuo anche nel mondo popolare, nel quale appare assai bella e assai giovane, martirizzata per essersi rifiutata di sposare il figlio del prefetto romano e per non voler abiurare alla sua fede. Fu uccisa con una pugnalata alla gola, come si uccide un agnello.
Il leggendario popolare, ripreso e a sua volta diffuso anche dalla Leggenda aurea, si articola su alcuni episodi fondamentali, che sono anche i punti nodali dell’iconografia della Santa.
Convocata la giovane, le chiese conto di tutto e le impose di bruciare incensi agli dèi, abiurando a Cristo, ma la fanciulla oppose uno strenuo rifiuto. Il prefetto allora s’adirò e, vedendola molto gelosa della sua purezza, le propose di farsi vestale e conservare la castità nel culto pagano. Entrato in furore di fronte al nuovo rifiuto, il prefetto ordinò che fosse portata nuda per Roma, quando le strade erano più affollate. Sperava infatti che la vergogna e l’umiliazione avrebbero piegato la sua volontà. Non appena le furono tolte le vesti, i capelli che aveva biondi, folti e lunghissimi, si allungarono fino a terra, coprendo tutto il suo corpo, tanto che la folla, invece che deriderla, rimase ammirata.
Agnese pregò il Signore e il giovane in breve riprese i sensi e tornò in vita. Il suo persecutore voleva mantenere la parola, ma molti pagani presenti l’accusarono di magia e chiesero la sua testa. Fu posta dentro una fornace incendiata, ma le fiamme uscirono e cacciarono i suoi carnefici.
L’ostinazione, caratteristica dell’adolescenza, può tramutarsi in visione cosciente della realtà della vita, allorché è illuminata dalla sapienza e dalla nobiltà d’animo: molti fatti esemplari narrano di adolescenti, giovani, che hanno saputo affrontare i pericoli e la morte con coraggio, forza e determinazione, che stupiscono considerando la loro età. Agnese mantiene anche l’incanto di una bontà naturale, di una bellezza illuminata dalla Grazia, dalla naturale benevolenza e innocenza che disarmano nella figura di una fanciulla. Se in certe immagini popolari di santini e altre raffigurazione devote questa disposizione d’animo degenera un poco e diventa sdolcinata, l’hanno ben afferrata e saputa interpretare i grandi artisti che hanno raffigurato Agnese, come il Tintoretto, il Domenichino e, soprattutto, Andrea del Sarto nella Cattedrale di Pisa.
È il giorno in cui nacque alla vita eterna la Santa Vergine Agnese, quando rese al cielo l’anima che le fu data, consacrata dal sangue del martirio.
Fu matura per il supplizio quando ancora non lo era per le nozze, nel tempo che la fede vacillava negli uomini e i vecchi stanchi si arrendevano.
I genitori, presi dal terrore, avevano aumentato le precauzioni per il suo pudore, ma la fede eluse la vigilanza e né poté essere trattenuta.
Come chi va incontro allo sposo, così avanza lieta in volto, portando una nuova splendida dote all’amato, adorna della ricchezza e del fulgore del sangue.
Si tenta di costringerla ad adorare all’altare del nume aborrito con la torce accese, essa risponde: Non sono queste le fiaccole che portano le vergini di Cristo .
Questo è il fuoco che estingue la fede, questa la fiamma che spegne la luce: qui ferite in modo che col sangue possa estinguere ogni fuoco.
Colpita, quanta dignità mantenne! Coprendosi tutta quanta con la veste si prese cura soprattutto del pudore per non mostrarsi nuda.
Mantenne la dignità anche morta, mentre si era coperta il volto con la mano e cadde inginocchiandosi, scivolando a terra composta e pudica.
Proverbi e protezioni
Qualche animale in letargo può approfittare anche d’inverno d’un periodo più mite per fare qualche apparizione fuggevole, come si sa che avviene per marmotte, ghiri, castori, spinti da fame o da funzioni fisiologiche. La lucertola farebbe la sua prima apparizione in una giornata soleggiata nel periodo della festa di questa santa.
La festa di Sant’Agnese, ricorrendo il 21 gennaio, corrisponde all’entrata del sole nel segno dell’Acquario, periodo di freddo intenso.
In questo periodo il freddo è penetrato dovunque, anche in quei grandi edifici che mantengono a lungo il caldo e il freddo, come nel caso di certe chiese dalle spesse mura.
Le grandi sante: le precedenti puntate
5. Cristina di Bolsena, la martire fanciulla
4. Mustiola, la santa che camminò sulle acque