Opinioni & Commenti

Africa, un continente abbandonato a guerre e carestie

di Romanello CantiniChe cos’è l’Africa? È un continente dove 350 milioni di persone (quasi un africano su due) vivono con meno di un euro al giorno, dove la speranza di vita media è scesa a 54 anni, dove trenta milioni di sieropositivi senza cura e 18 milioni di profughi senza abitazione appaiono come nuove sventurate nazioni. Negli ultimi vent’anni, mentre il resto del mondo celebrava la fine della guerra fredda, l’Africa ha conosciuto almeno 13 conflitti micidiali interni o esterni ai vari stati. La guerra ha fatto tre milioni di morti nel Congo, due milioni nel Sudan, un milione in Angola, ottocentomila in Rwanda, quattrocentomila in Somalia, trecentomila in Burundi, duecentomila in Liberia, in Sierra Leone e in Algeria, centomila in Uganda, ottantamila in Etiopia e in Eritrea. Sono guerre di cui non si scrive e non si parla, per cui non si va in piazza né ci si scontra in Parlamento, per cui raramente si scomodano i governi e perfino le Nazioni Unite.Dallo sfortunato intervento in Somalia di dieci anni fa non c’è più stato un tentativo pacificatore del mondo occidentale sotto le insegne dell’Onu per cercare di evitare o almeno di frenare uno di questi conflitti spesso così lunghi da accompagnare una generazione. Si può rischiare per la Bosnia, per il Kosovo, per l’Iraq, ma non per evitare un genocidio in Rwanda come se all’improvviso la vita umana cessasse di avere valore appena passato l’Equatore. Eppure con il mondo e la gente rivolta altrove queste guerre hanno arruolato bambini, hanno desertificato regioni intere, hanno massacrato sistematicamente civili, hanno tolto interi territori agli uomini per consegnarli alle mine (una per ogni abitante dell’Angola).

Le guerre, come si sa, danneggiano con la interruzione delle comunicazioni e dei rapporti anche i paesi vicini. E tuttavia anche i paesi che non sono stati toccati da conflitti sono in genere rimasti ai margini di uno sviluppo che pure nello stesso periodo ha investito altre parti del mondo. Il crollo dei prezzi delle materie prime, esclusi i combustibili, negli ultimi dieci anni ha ridotto ancora di più le risorse dei paesi africani. Nello stesso periodo gli aiuti all’Africa si sono dimezzati da 24 a 12 miliardi di dollari. Questa crescente avarizia dei paesi sviluppati ha trovato un pretesto nella purtroppo non infrequente corruzione dei governi africani, come dimostrano alcune recenti denunce sullo storno della rendita petrolifera in paesi come l’Angola, il Congo e la Guinea.

Ma anche quando ci si trova di fronte a proposte serie e garantite sul piano del buongoverno come il progetto Nepad presentato da diversi paesi africani per attirare investimenti stranieri o la proposta ripetuta al vertice di Cancun dell’anno scorso per un minore protezionismo del mondo occidentale nei confronti dei prodotti africani, l’Occidente continua a fare orecchi da mercante.

Così, fra stati dittatoriali e stati inconsistenti in preda alla guerra civile, tra liberismo dei mercati e debolezza nello scambio, tra emergenze costanti e assistenzialismo infinito, tra guerre che producono povertà e povertà che produce braccia per la guerra, l’Africa sembra incapace di risalire la china nemmeno con il rimbalzo di chi ha toccato il fondo.

P. Luciano Fulvi: in Uganda con la missione nel sangue

Africa, le guerre dimenticate

Ucciso in Uganda un missionario toscano

Dieci anni fa il genocidio in Rwanda