Per aiutare l’Africa servono strumenti sapienti di natura economica, politica, culturale; mentre dall’Africa possiamo imparare grandi lezioni di civiltà: questo il parere dell’economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e solidarietà (che porta avanti i progetti in Guinea Conakry e Zambia della campagna ecclesiale per la remissione del debito estero) in vista della manifestazione nazionale “Il destino dell’Africa dipende anche da noi” che si svolgerà domani pomeriggio a Roma per iniziativa di diversi enti pubblici e associazioni. La manifestazione è nata per portare l’attenzione sui problemi dell’Africa, che rischia di essere dimenticata dice Moro -. E’ importante ricordare il nostro dovere di cittadinanza universale. E’ chiaro che non bisogna fermarsi solo alla facciata. Ci auguriamo che prosegua questo tipo di sensibilità e che si trasformi in azione e in solidarietà. In che modo? Costruendo percorsi per eliminare le differenze attraverso strumenti sapienti che non siano solo atteggiamenti di carità e buonismo ma un esercizio di intelligenza. Percorsi che riguardano soluzioni politiche e finanziarie sul debito estero, la tassa sulle valute internazionali, gli interventi sul commercio internazionale. L’Africa, ad esempio, è penalizzata nel commercio del cotone ricorda Moro -, che potrebbe essere una risorsa, invece diventa una condanna a causa del protezionismo degli altri Paesi. Un’altra attesa è di tipo culturale. L’auspicio è che in Italia la cultura dia maggiore cittadinanza a questi temi mentre l’Africa sia in grado di avere strumenti culturali per il cambiamento. La novità, conclude Moro, è che oggi cominciamo ad imparare dagli africani: Il modo in cui la Guinea Bissau o il Sudafrica hanno vissuto la propria riconciliazione, ad esempio, sono grandi lezioni di civiltà e potrebbero insegnarci a costruire coesione anche nelle nostre situazioni di conflitto, come nel caso del Medio Oriente.Sir