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Africa: convegno Comboniani, «il cammino verso la pace è il nostro cammino»
Un minuto di silenzio in segno di rispetto delle vittime di Ebola ha dato ufficialmente inizio alla tavola rotonda «Africa, è la tua ora», prima sessione del convegno «Africa, continente in cammino», fino a domani al Seraphicum di Roma.
Il problema dell’approccio eurocentrista è stato evidenziato dall’europarlamentare Cécile Kyenge, già ministro italiano dell’Integrazione: «Ancora una volta la vita non è al centro. Al programma Triton, che rappresenta un passo indietro, manca la solidarietà. La migrazione è un fenomeno naturale, non un problema. L’Africa è una priorità per l’Europa, visto che nei prossimi anni molti Paesi andranno alle elezioni, noi cerchiamo di rafforzare processi di pace e democrazia per avere una nuova classe dirigente». Secondo Alfredo Mantica, ex sottosegretario con delega per l’Africa, «l’Europa è inutile rispetto all’Africa perché ciascun Paese parla nella prospettive delle proprie ex colonie e surroga la mancanza di visione politica con il denaro. L’Europa ha paura d’intervenire in modo diverso dai soldi e dalle parole, invece dobbiamo essere portatori di pace nel mondo con un contributo molto forte dell’Italia». Dell’esigenza di «ricostruire l’economia» ha parlato la parlamentare ghanese Samia Nkrumah: «È un cammino non facile ma da cui dipende il futuro dell’Africa. A proposito degli Ogm, ad esempio, solo i vescovi si sono schierati contro».
Sull’esigenza di «aiutare l’Africa a prendere coscienza dell’esistenza di fattori nuovi» si è soffermato Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia. «Grazie alle risorse umane, a una buona governance, nuove forme di cooperazione, per la prima volta gli investimenti superano l’aiuto allo sviluppo. Ma servono regole globali. Inoltre – ha aggiunto – la guerra al terrorismo non si può fare senza impegno politico e sociale. C’è un fil rouge dal Mali alla Nigeria: i gruppi terroristici sono abilissimi a sfruttare il dolore e le rivendicazioni».
Il business degli armamenti è stato al centro della relazione di Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio e disarmo. «Principale esportatore verso l’Africa è l’Ucraina, seguita da Cina, Russia e Francia. Maggiori importatori, invece, sono Egitto, Sudan, Algeria e Marocco. In Africa l’importazione di armi nell’ultimo quinquennio è aumentata del 53%». In merito alle possibilità di intervento sul traffico illegale, «i Paesi dell’Economic Community of West African States hanno attivato dal 2009 una convenzione sulle armi piccole, mentre è in vigore dalla fine del 2014 l’Arms Trade Treaty, cui però manca la sottoscrizione di Usa, Cina, Russia e India». È necessario, ha concluso, «il rafforzamento del regime di trattamento delle armi per comprendere fonti, tragitti e destinazioni. Il cammino dell’Africa verso la pace è il nostro cammino».