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AFRICA, APRE OGGI IL PARLAMENTO PANAFRICANO

Dai musulmani d’Algeria agli Zulu del Sudafrica, dagli ‘isolani’ del Madagascar agli ispanofoni della Guinea Bissau: sulla carta, l’apertura, oggi, del Parlamento Panafricano è il primo passo verso un grande consesso politico del continente, pienamente legittimato anche sul piano istituzionale. Il nuovo organo non potrà legiferare né decidere stanziamenti di bilancio, ma l’inizio dei lavori della nuova Assemblea parlamentare voluta dall’Unione Africana (Ua) – che avrà sede per ora in Sudafrica – è vissuta come una grande opportunità: “Faremo ascoltare le voci dei popoli africani” ha detto la presidente Gertrude Mongella, una tanzaniana chiamata ‘Mama Pechino’ per l’incarico di segretario generale della Conferenza mondiale sulle donne nella capitale cinese nel 1995. Per alcuni il parlamento panafricano rappresenta la realizzazione del sogno coltivato per primo dal ghaniano Kwame N’krumah e poi da Ahmed Ben Bella, Julius Nyerere, Jomo Kenyatta e altre personalità che hanno contribuito al cammino di libertà e indipendenza del continente. Per ora – in base allo Statuto – il Parlamento avrà soltanto un ruolo consultivo, in vista di una futura ma non databile trasformazione in vero e proprio organo legislativo con pieni poteri, eletto a suffragio universale.

Stabilita sei mesi fa dall’Unione Africana, l’Assemblea può contare su 265 deputati (cinque per i 53 Paesi memebri dell’Ua, cioè tutto il continente tranne il Marocco) che resteranno in carica per un lustro di ‘collaudo’ istituzionale. Ogni delegazione deve comprendere almeno una donna e un membro dell’opposizione, nel tentativo di garantire pluralità e diritto di rappresentanza anche alle componenti politiche di minoranza all’interno dei singoli Paesi.

Finora il protocollo di adesione è stato ratificato da 46 Stati, mentre sette non saranno inizialmente rappresentati nel nuovo Parlamento, che nel suo primo anno di vita costerà circa 8 milioni di euro (garantiti dal governo sudafricano). Tutti gli occhi dell’Africa saranno puntati oggi sul centro congressi di Midrand, a metà strada tra Pretoria e Johannesburg, dove si potrà capire se la creazione di questa assemblea porterà un significativo contributo alla soluzione dei problemi del continente o se si tratterà soltanto dell’ennesimo forum di discussione, ancorché istituzionalmente stabilito. “I deputati terranno d’occhio i leader africani e non esiteranno a chiedere loro conto” delle loro scelte politiche, ha dichiarato la presidente Mongella, eletta all’unanimità ad Addis Abeba a marzo di quest’anno e già più volte ministro nel suo Paese. Commentando ‘l’ospitalità’ offerta dal Sudafrica alla nuova istituzione dell’Ua, il presidente del Parlamento di Pretoria ha detto: “Beneficeremo della presenza di deputati di lingua francese, portoghese e musulmani: ci aiuteranno a capire meglio la ‘diversità’, una questione che ci interroga molto da vicino”.Misna

Noi e l’Africa. Un destino e una missione comune