Toscana

AFGHANO CONDANNATO A MORTE; I VESCOVI ITALIANI A FINI: INTENSIFICARE AZIONI INTRAPRESE PERCHÉ SIA ASSOLTO

Anche i vescovi italiani si mobilitano per Abdul Rahman, il cittadino afghano condannato a morte purché ha deciso di aderire ad un credo religioso diverso da quello in cui era stato educato. Mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione episcopale per la giustizia e la pace, e mons. Luigi Bressan, presidente della Commissione episcopale per l’evangelizzazione dei popoli hanno inviato una lettera – diffusa oggi dalla Cei – al ministro degli esteri Gianfranco Fini.

“Chiediamo a Lei, Signor Ministro, di proseguire e intensificare, anche in collaborazione con l’Unione Europea e altri Stati, compresi almeno alcuni a maggioranza islamica, l’azione intrapresa perché la minacciata sentenza si concluda con la dichiarazione che il fatto non costituisce reato, e la persona accusata non soltanto venga assolta ma possa condurre una vita serena dove ritenga di vivere”.

“Come molti altri – si legge nella lettera – anche noi siamo rimasti profondamente colpiti dalla notizia”. I vescovi ricordano quanto il concilio Vaticano II e i numerosi documenti pontifici affermano sulla “libertà religiosa” richiamando come “un tale diritto sia a base di molti altri”.

“Il sostenere questa linea – scrivono Miglio e Bressan – non è soltanto difendere il diritto di una persona, ma aiutare veramente un popolo a crescere nel suo sviluppo reale e nel consesso delle nazioni. In questo si darà un contributo affinché anche gli appartenenti ad altre religioni possano far evolvere i valori più veri e purificare interpretazioni restrittive. Del resto, spesso i musulmani ci dicono che lo stesso Corano afferma che non devono esservi costrizioni in campo religioso”. Sir