Lettere in redazione
Aeroporto «Vespucci», Rossi è determinato
Ho molto apprezzato l’intervento di Ferdinando Semboloni (leggi qui) del Dipartimento Architettura dell’Università di Firenze pubblicato sulle pagine fiorentine di Toscana Oggi del 3 novembre scorso, in merito al contenzioso Enac – Regione Toscana circa la lunghezza più idonea della nuova pista in progetto dell’aeroporto «Vespucci». L’estensore dell’articolo ha riassunto la complessa problematica e le altre ad essa collegate, con chiara ed esauriente sintesi per gli aspetti di maggior rilievo. pertanto non li richiamo, anche se ritengo «non lineare» (è un eufemismo) il comportamento dell’Ente nazionale aviazione civile (Enac) nella vicenda. Tuttavia non condivido il giudizio di Semboloni ove afferma che «il disegno di Rossi si rivela… un progetto ambizioso ma fragile». Con tali considerazioni pone in ombra la determinazione con cui il presidente della regione Toscana ha portato avanti una non facile azione politica a vari livelli di complessità per le molteplici resistenze nell’intento di armonizzare il management dell’aeroporto di Pisa con quello dell’aeroporto di Firenze. Vi è l’interesse della Toscana tutta a potenziare i collegamenti aerei con gli altri paesi europei e molto oltre. È il tempo di coagulare tutte le forze positive della regione per portare a soluzione al più presto la realizzazione della nuova pista dell’aeroporto «Vespuucci».
Con questa lettera torniamo per la seconda settimana a parlare della nuova pista dell’aeroporto fiorentino. Non credo che Semboloni (leggi qui l’articolo) volesse minimizzare gli sforzi fatti da Enrico Rossi per scrivere la parola fine su questa lunga vicenda. Certamente era quasi riuscito ad imporre al suo partito (che da Sesto a Pisa, passando per il presidente della Provincia di Firenze, era nettamente contrario) la realizzazione di una nuova pista, sostanzialmente parallela all’autostrada. Ma la chiave di volta di tutto si basava sulla holding tra gli aeroporti di Pisa e Firenze, in cui il primo manteneva un ruolo preminente per i voli internazionali low cost, mentre il secondo restava un aeroporto cittadino per un’utenza più selezionata. Con una pista di 2.400 metri, come tardivamente richiesto dall’Enac, questo equilibrio salterebbe perché a Firenze potrebbero atterrare tutti gli aerei. E infatti la soluzione è tornata in alto mare. Il tempo ci dirà se ha ragione lei, caro Chiggio, oppure se la Toscana, a causa di campanilismi e veti incrociati, accumulerà altri ritardi nelle sue infrastrutture.
Claudio Turrini