Toscana

Aeroporti toscani, tra veti e progetti

di Ennio Cicali

Quando i giochi si fanno duri, i duri cominciano a giocare», massima inglese che sembra bene applicarsi alla vicenda dell’aeroporto di Peretola. Sono tanti i duri che giocano: da una parte il presidente della Regione Enrico Rossi, dall’altra i sindaci di Sesto Fiorentino, Calenzano, Signa e Campi Bisenzio, ma non sono i soli. Motivo della contesa la variante per la Piana di Firenze che prevede, tra l’altro, una nuova pista dell’aeroporto di Peretola parallela alla Firenze-Mare in direzione di Prato. In alternativa, l’allungamento della pista attuale fino a 2.000 metri, interrando un tratto dell’A11.

La variante, oltre alla nuova pista del «Vespucci», dovrebbe creare un gigantesco polmone verde, il Parco della Piana, una distesa di oltre settemila ettari, dove il verde ha la funzione di compensare le fonti inquinanti esistenti. Escluso invece il posizionamento della Cittadella Viola all’interno del Parco della piana.

Tutto bene, dunque, non proprio. Non siamo d’accordo, dicono i quattro sindaci della Piana Fiorentina: Gianni Gianassi (Sesto Fiorentino), Adriano Chini (Campi Bisenzio), Alessio Biagioli (Calenzano), Alberto Cristianini (Signa). Nella Piana, dicono, ci sono già troppi insediamenti: due autostrade, la Prato-Signa, una discarica, un impianto di compostaggio ed è previsto il più grande termovalorizzatore della Toscana centrale che dovrà smaltire i rifiuti di Firenze. È a rischio, dicono, la qualità della vita. Per questo sono pronti a chiedere una nuova valutazione di impatto sanitario che rimanderebbe a un tempo indefinito la realizzazione del termovalorizzatore che dovrebbe salvare Firenze dall’«incubo Napoli».

Nella contesa sono riapparse immagini di un vecchio passato (col Pci non sarebbe successo) e altrettanto vecchi fantasmi con l’accusa di avere aperto a «organizzazioni finora coperte», affermazioni che ci riportano al «fodria» degli anni ’50 (forze occulte della reazione in agguato). Ai «ribelli della Piana» si sono aggiunti Prato e Pisa. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, si è schierato con il presidente Rossi.

Ognuno porta avanti le proprie ragioni. I sindaci della Piana difendono il loro territorio dall’inquinamento atmosferico e acustico che il traffico aereo provoca. Analoga preoccupazione anche per Prato, con il Comune e la Provincia preoccupati che gli aerei possano arrivare a lambire il duomo.  Una situazione evidenziata da una suggestiva frase di Fabrizio Mattei, ex sindaco di Prato per dieci anni e attualmente consigliere regionale del Pd, nonché presidente della commissione Mobilità e infrastrutture: «Vorrà dire che il vescovo Simoni consulterà gli orari dei voli prima di decidere quando fare l’Ostensione del Sacro Cingolo». «Il cono del rumore dell’atterraggio – continua Mattei – abbraccia via De Gasperi, la questura, Mezzana. In fase di decollo gli aerei potranno investire aree più a sud, San Giorgio, o più a nord, Le Badie, la Pietà».

Pisa teme le insidie delle liti tra Firenze e i comuni della Piana mentre si riaffacciano i timori, peraltro mai sopiti, del gennaio scorso quando Rossi annunciò il progetto per l’alleanza – ma per molti la fusione – tra i due scali.

La contesa ha pesanti risvolti politici perché si gioca all’interno del Partito democratico al quale appartengono tutti i protagonisti, eccetto il sindaco di Prato, Roberto Cenni. Ed è proprio  tra le varie componenti del Pd che si svolgono le discussioni più animate.

L’adeguamento dell’aeroporto «Vespucci» di Peretola conta molto anche per il sistema economico toscano. Confindustria e Unioncamere lo ritengono essenziale per il rilancio dell’economia regionale provata dalla crisi. Quanto sia importante lo dice un recente rapporto dell’Irpet, l’istituto regionale programmazione economica: una nuova pista (parallela o più lunga dell’attuale) e l’aerostazione porteranno al raddoppio dell’occupazione diretta (da mille a duemila addetti) e indiretta (dai 6mila ai 10mila posti), ma soprattutto eserciterebbe un’attrattiva per le imprese. Inoltre, lo scalo fiorentino passerebbe da 1,8 milioni di passeggeri all’anno a 3,3 e in 374 milioni di euro il valore aggiunto, numeri che ne fanno una delle prime 15 aziende della Toscana centrale.

Si discute e ancora si discuterà per molto tempo e la contesa, comunque vada, finirà per lasciare qualche insoddisfatto. Si profilano intanto altri ostacoli per il «Vespucci»: l’aeroporto è già «in deroga» o si sceglie o chiude perché non in regola con le norme di sicurezza. L’ha detto in un’intervista alla «Nazione» Vito Riggio, presidente dell’Enac, l’ente responsabile dell’aviazione civile. Il rischio è di vederlo retrocedere tra gli aeroporti «primari» o addirittura «secondari».

Sembra di essere tornati indietro di 35 anni quando già su Peretola si discuteva, con nuovi progetti e tanti veti. Ora il tempo stringe e una soluzione, qualunque essa sia, sembra essere dietro l’angolo. Ma non è così, basta vedere quanto dichiarato dall’assessore regionale Anna Marson a «la Repubblica». «La variante approvata dalla giunta va in consiglio, dove sarà discussa, adottata e infine approvata. Poi sarà Adf a scegliere il progetto che seguirà un iter nazionale, cioè sarà presentato ai ministeri Ambiente e Trasporti per la valutazione di impatto ambientale. A quel punto la Regione si esprimerà in base alle prescrizioni adottate e poi si aprirà la Conferenza dei servizi».

Sembra che una soluzione sia vicina e invece si profilano ancora tempi lunghi e tutto è da discutere. Proprio come 35 anni fa.

Piccoli scali a rischio Si deciderà entro la fine del mese, la sorte di alcuni dei piccoli aeroporti toscani. Nella quinta settimana di marzo, infatti, si terranno le consultazioni sul sistema aeroportuale italiano, secondo il piano per la riorganizzazione del sistema aereo nazionale messo a punta da Nomisma, One Works e Kpmg. Più di un centinaio di pagine di numeri tabelle, analisi e cifre  che potrebbero segnare il destino di uno o più piccoli aeroporti toscani.

Esclusi Pisa e Firenze, considerati strategici dal piano nazionale, gli altri scali sono a rischio. Spetterà agli enti locali, Comuni e Province, finanziarli perché lo Stato si tirerà indietro, anzi potrebbe addirittura farsi pagare i servizi, dall’antincendio alle strutture di controllo.

Restano Grosseto, che divide le funzioni civili con quelle militari, Siena-Ampugnano, Massa-Cinquale, sede di aeroclub, Lucca-Tassignano, Arezzo-Molino Bianco.

Meno incerta appare la sorte dell’aeroporto di Marina di Campo nell’isola d’Elba. È molto attivo nel periodo estivo. Inoltre, la Comunità europea considera utili i collegamenti aerei nelle isole. Resta solo un’incognita: chi paga.