Lettere in redazione
Aeroporti toscani, scelte sbagliate per campanilismi
Ho visto nell’ultimo numero di Toscana Oggi i servizi sull’aeroporto di Firenze e di Pisa (Aeroporti, mentre Pisa vola alto a Firenze si discute). Non ho visto accenni a quello che era ed è tuttora la soluzione che già all’epoca, quando facevo parte degli organi della società dell’aeroporto di Firenze prima della privatizzazione e la quotazione in borsa avevo suggerito. Come sempre si preferisce dividersi e competere (il che sarebbe anche un bene) senza collaborare (il che è sicuramente un male).
Mi ricordo che all’epoca, nell’ambito della guerra che le due società si facevano, ci fu addirittura una polemica e un accenno di causa perché Pisa aveva copiato sul sito internet il logo dell’aeroporto di Firenze.
La soluzione era semplice: abbandonare posizioni campanilistiche, attuare una fusione fra le due società, allora possibile, oggi forse non più, attuare una specializzazione come di fatto sembra oggi inevitabile fare, e soprattutto coinvolgere le ferrovie per realizzare un sistema metropolitano con un anello a doppio binario che da Firenze passasse da Prato, Pistoia, Lucca, Pisa,Pontedera, Empoli per ritornare a Firenze; e viceversa con treni frequenti e che facessero il percorso ad anello: uno in senso l’altro nell’altro. Buona parte delle infrastrutture sono peraltro già presenti e si tratterebbe solo di implementarle e renderle sistemiche.
A parte che ultimamente sembra che si stia in effetti pensando, con notevole ritardo, al raddoppio della Pistoia Lucca, nella discussione sugli aeroporti non si percepisce alcunché in merito a questa evoluzione sinergica tra i due sistemi di trasporto quello aereo e quello ferroviario.
Eppure sarebbe una soluzione intelligente e semplice e soprattutto utile sia per il trasporto locale che per quello indirizzato verso l’estero.
Il nostro «primo piano» sul primo numero del 2009 (Aeroporti, mentre Pisa vola alto a Firenze si discute) cercava di «fotografare» la situazione degli aeroporti toscani, registrando anche il dibattito in corso, soprattutto sul potenziamento dello scalo fiorentino. E nel dibattito attuale non mi sembra ci sia chi ipotizzi la fusione tra le società di gestione di Pisa e Firenze. Certo che quella sarebbe stata una soluzione possibile, venti anni fa, quando però entrambi gli scali avevano dei limiti strutturali gravi: quello fiorentino, per essere stretto tra l’autostrada e le abitazioni di Sesto e Firenze, con in più l’handicap, stante l’orientamento della pista, del vicino Monte Morello; quello pisano, per la servitù militare che ne limitava lo sviluppo. Tanto è vero che si discusse a lungo se puntare su un nuovo scalo da costruire ex-novo nella zona pratese di san Giorgio a Colonica (il progetto è del 1971 e venne accantonato nel 1976). Come scrive il nostro lettore i campanilismi tutti interni al Pci di allora hanno impedito soluzioni ottimali negli anni ’70 e ’80. Da qualche anno la Regione ha rilanciato l’idea di una «holding» degli aeroporti toscani, che senza sciogliere le attuali società di gestione, favorisca un coordinamento. Ma tutto è rimasto lettera morta. E intanto ha preso quota anche il progetto di Galaxy (un fondo europeo di investimenti nel quale ha un posto di rilievo la Cassa Depositi e Prestiti italiana, quindi capitale pubblico) di ampliamento del piccolo aeroporto di Ampugnano. Un’ipotesi che mi sembra folle e che prevede la cementificazione di 16 ettari di colline senesi. Il tutto, mentre il vicino scalo di Grosseto avrebbe anch’esso ambizioni di sviluppo. Intanto, per andare in treno da Firenze al «Galilei» ci si impiega un’ora e mezza e si è costretti a cambiare a Pisa. E lo stesso tempo ci vuole per andare, sempre in treno, da Firenze a Siena. Basti pensare che il tempo medio per andare in treno da Firenze a Fiumicino è di due ore mezzo e che tra pochi mesi per arrivare a Bologna ci vorrà solo mezz’ora, per capire come la Toscana stia perdendo… il treno del traffico aereo.