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Adozioni: Parlamento Ue, riconoscimento automatico dei rispettivi certificati tra i Paesi dell’Unione

Una risoluzione votata oggi dalla plenaria del Parlamento europeo sollecita il riconoscimento automatico dei rispettivi certificati di adozione tra i Paesi membri dell’Unione.

(Bruxelles) «Ogni adozione dovrebbe essere fatta nel miglior interesse del bambino, tenendo in conto le specifiche circostanze di ogni caso. Poiché con l’adozione si deve garantire al bambino amore, cura e un ambiente stabile, chiediamo alla Commissione europea di adottare misure in materia di riconoscimento dei certificati di adozione nazionali, in modo che le famiglie con bambini adottati abbiano la certezza del diritto quando si spostano in un altro Stato membro». Tadeusz Zwiefka, eurodeputato polacco, commenta la risoluzione votata oggi dall’Assemblea in chiusura di plenaria, che sollecita il riconoscimento automatico dei rispettivi certificati di adozione tra i Paesi membri dell’Unione. Il documento approvato in emiciclo invita la Commissione a «proporre regole per un ampio riconoscimento comunitario delle adozioni all’interno dell’Ue in casi dove chi adotta e chi viene adottato risiedano nella stesso Paese». «La Convenzione dell’Aia – chiarisce ora una nota dell’Europarlamento – richiede un riconoscimento automatico di adozione in tutti i Paesi firmatari, fra cui tutti gli Stati membri UE, ma essa si applica solo in casi nei quali i genitori e il bambino adottato provengano da due Paesi differenti.

I deputati «hanno proposto la creazione di un Certificato europeo di adozione per accelerare il processo di riconoscimento automatico dei certificati di adozione «nazionali» a livello comunitario. Inoltre, chiedono «standard minimi comuni da seguire in caso di adozione, non in forma legislativa ma piuttosto definendo delle linee guida». Le famiglie che hanno adottato bambini adottati del loro proprio Paese «devono oggi affrontare ostacoli giuridici e amministrativi quando si spostano da uno Stato membro a un altro. Ad esempio, i genitori potrebbero non essere in grado di occuparsi dell’istruzione o di un trattamento medico del loro bambino adottato, a meno che non abbiano avviato iniziative legali per dimostrare che ne hanno la custodia».