Dossier
Adolescenza, l’età difficile
«Non è possibile che una madre di quarant’anni la pensi esattamente come una figlia di diciassette e se davvero, prendendosi per mano e magari abbigliandosi allo stesso modo, affermassero che il loro è un caso felice perché la pensano nell’identica maniera, si può essere certi che una delle due sarebbe da curare. I mondi generazionali hanno a dividerli scarti abissali e sono patetici sia il giovanilismo dei padri che affermano di essere degli amici per i figli, sia la maturazione precoce di quei figli che ammirano i propri padri e ne scimmiottano le affermazioni». Sono alcune delle sagge considerazioni di Vittorino Andreoli in apertura del suo ultimo volume, Lettera a un adolescente (Rizzoli, pp. 144, euro 9,50).
Andreoli, da un po’ di tempo prestigioso collaboratore di «Avvenire», vive e lavora tra gli adolescenti. Del loro comportamente è osservatore attento e studioso appassionato. Con la saggezza e l’entusiasmo dei suoi anni si rivolge in questo libro agli adolescenti nella forma più immediata, quella della lettera: «Carissimo, è bene ti dica subito che sono vecchio, faccio parte non solo della categoria dei padri ma anche di quella dei nonni». Un vecchio, dunque, ma «convinto che non sia accettabile il mutismo tra generazioni». Da qui l’autentica ricetta per un corretto rapporto genitori-figli e viceversa: «I sentimenti devono persistere intatti persino nella contrapposizione violenta delle idee. E ciò dovrebbe valere sempre, in ogni relazione umana e particolarmente in quella genitori e figli. Se un padre si trova di fronte a un comportamento del figlio adolescente che non approva, anzi che ritiene contrario ai principi che hanno informato la sua vita (e speriamo che sia stato coerente), deve mostrare il suo disappunto, il suo dissenso, ma deve anche aggiungere: Ricordati tuttavia che qualsiasi cosa tu faccia, qui ci sono sempre tuo padre e tua madre che ti vogliono bene. Due generazioni non possono condividere gli identici schemi esistenziali o i gusti imposti dalle mode dei tempi, ma il dissenso non può in alcun modo alterare il legame d’amore, che tra un padre e un figlio non può venire meno».
L’adolescenza, spiega Andreoli, è un qualcosa di unico, eppure non è difficile farsi prendere dal panico della metamorfosi. «Non credere tuttavia che la necessità del cambiamento sia esclusiva della tua età dice lo psicologo al suo ipotetico giovane lettore : ti posso garantire che persino la mia, l’età della vecchiaia, è un divenire continuo. Altrettanto difficile».
Eminenza, nella sua lettera si sofferma, in particolare, su quella «età di passaggio» che è l’adolescenza: quale atteggiamento devono tenere le famiglie con i figli adolescenti?
«Mi soffermo sull’adolescenza, ma prima ancora sull’infanzia, età importantissima in cui si plasma il primo abbozzo della personalità con le sue inclinazioni e i suoi atteggiamenti fondamentali. Quanto all’adolescenza, età della ricerca di autonomia e di una più vasta esperienza, i genitori devono continuare ad essere vicini ai figli, ma in modo diverso. Devono dare loro fiducia, ma anche sapersi opporre alle loro idee e scelte sbagliate e soprattutto cercare di capire le motivazioni profonde dei loro comportamenti. È necessario che ciò avvenga in un dialogo quotidiano basato sull’affetto e sulla ragionevolezza».
Nel suo messaggio cita il motorino o il cellulare, che per il ragazzo sono simboli di scoperta di un mondo più ampio ma che a volte diventano nelle famiglie anche oggetto di litigi. Quanto e come è giusto concedere ai figli?
Diventare grandi tra autonomia e dipendenza
Card. Antonelli: lettera alle famiglie