Cultura & Società
Adolescenti e nuove tecnologie, al Museo degli Innocenti di Firenze la mostra “disConnessi”
Sono in mostra al Museo degli Innocenti dal 7 maggio 2021 le immagini realizzate da cinque giovani fotografi professionisti che affiancano i lavori realizzati da Raimond Wouda, noto autore e docente presso l’Accademia dell’Aia in Olanda (KABK). Molteplici sguardi e interpretazioni artistiche offrono al visitatore una riflessione su un tema di stringente e crescente attualità su cui l’Istituto degli Innocenti lavora da tempo, portando avanti diverse iniziative per promuovere l’utilizzo consapevole della Rete e delle nuove tecnologie da parte di bambini e ragazzi.
La mostra collettiva “disConnessi”, allestita nel Salone Borghini del Museo degli Innocenti, è il risultato finale del più ampio progetto ideato da Arabella Natalini, direttrice scientifica del Museo degli Innocenti. Il progetto si è avviato con la realizzazione di un workshop internazionale rivolto a giovani fotografi, che sono stati selezionati attraverso una open call e sono stati seguiti da Wouda, in collaborazione con Martino Marangoni.
I cinque giovani selezionati, Michelle Davis, Sara Esposito, Giacomo Infantino, Alisa Martynova, Anita Scianò, hanno indagato attraverso i loro obiettivi il tema del rapporto tra giovani e nuove tecnologie. A seguito di incontri e proficui scambi intercorsi per tutta la durata del workshop, hanno poi sviluppato originali riflessioni e portato a compimento, anche grazie all’impiego delle tecniche digitali, cinque progetti inediti di ampio respiro.
Il progetto di Raimond Wouda è stato finalizzato appositamente per l’esposizione, a partire da fotografie realizzate negli ultimi anni in varie scuole d’Europa: immagini di gruppi di studenti che rivelano nuove modalità di relazione mediate dall’uso di portable devices, poiché “Mentre il mondo sta diventando sempre più complicato, è fondamentale che nella società (digitale) attuale ci si ascolti l’un l’altro senza formarci precipitosamente un’opinione”, ha commentato Wouda.
Alla conferenza stampa di presentazione hanno partecipato: la presidente dell’Istituto degli Innocenti, Maria Grazia Giuffrida, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, la presidente della Commissione istruzione, formazione, beni e attività culturali della Regione Toscana, Cristina Giachi, l’assessora all’Educazione del Comune di Firenze, Sara Funaro, il direttore generale dell’Istituto degli Innocenti Sabrina Breschi, la direttrice scientifica del Museo degli Innocenti, Arabella Natalini, il presidente della Fondazione Studio Marangoni, Martino Marangoni, il consigliere delegato di Ifigest, Luca Federici.
“Crediamo che essere dalla parte dei bambini e dei ragazzi oggi significhi aiutarli a comprendere e usare in modo consapevole e responsabile questi strumenti per coglierne le enormi potenzialità e conoscere e prevederne i rischi – dice la presidente dell’Istituto degli Innocenti Maria Grazia Giuffrida – Ed è per questo che il Manifesto dell’Istituto degli Innocenti per l’infanzia, presentato in occasione del Seicentenario dell’antica istituzione fiorentina nata per difendere i diritti di bambini e ragazzi, contiene ad esempio la proposta di inserire nei programmi scolastici l’educazione alle nuove tecnologie e all’uso di Internet come materia di studio obbligatoria. Siamo felici di inaugurare la mostra fotografica “disConnessi” che permette, una volta di più, di affrontare una realtà quanto mai complessa e attuale attraverso lo sguardo e l’interpretazione artistica di giovani fotografi. Una realtà spesso difficile da leggere per gli adulti, che riguarda però da vicino le nuove generazioni di nativi digitali, e con la quale dovremo imparare a relazionarci. Un sentito ringraziamento va alla Fondazione Studio Marangoni e alla direttrice scientifica del nostro museo, Arabella Natalini, che ha ideato e curato la mostra”.
“La promozione e la tutela del diritto a un’infanzia e a un’adolescenza serene, per lo sviluppo armonioso della personalità delle nuove generazioni, riguardano tutti noi – commenta il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – Ecco perché le iniziative promosse dalla più antica istituzione pubblica italiana dedicata alla difesa dei diritti di bambini e ragazzi, con i suoi seicento anni di attività ininterrotta alle spalle, sono sempre un arricchimento da valorizzare. Il connubio creativo tra arte e realtà, cui assistiamo con la mostra disConnessi può essere fonte di profonde riflessioni e strumento di sensibilizzazione. Salutiamo con piacere questa esposizione che è anche una delle prime allestite dopo i mesi di chiusura dei luoghi della cultura imposti dalla pandemia”.
“Questa bella e originale mostra realizzata dall’Istituto degli Innocenti in collaborazione con la Fondazione Studio Marangoni fa riflettere su un argomento a noi molto caro – afferma l’assessore all’Educazione Sara Funaro – ovvero il rapporto tra adolescenti e nuove tecnologie. Come amministrazione cerchiamo di lavorare su questo tema affinché gli studenti, soprattutto quelli più piccoli, possano approcciarsi in piena sicurezza a Internet”. “La Rete è un prezioso strumento di conoscenza e di formazione purché usata in maniera corretta – ha spiegato l’assessore Funaro – pertanto è fondamentale educare i minori a un uso consapevole del web e dei social network e per far sì che Internet possa essere vissuto come un’opportunità e non come un pericolo per i nostri ragazzi. Crediamo fortemente nell’importanza di fornire ai giovani indicazioni utili sull’uso della Rete e buone pratiche di relazione con i dispositivi digitali, sono infatti svariati i progetti che hanno questo fine e che vengono proposti nelle scuole con ‘Le Chiavi della città’”.
“Dopo il periodo di chiusura del Museo degli Innocenti, nel rispetto delle disposizioni del Governo per il contrasto alla diffusione del Covid19, riapriamo le porte ai visitatori con una mostra risultato di un progetto inedito che si inserisce perfettamente nell’attività della lunga tradizione dell’Istituto degli Innocenti. Il progetto è un esempio significativo di come l’Istituto degli Innocenti sia impegnato ad esplorare i temi fondamentali che interessano la quotidianità di bambini e ragazzi e i loro diritti attraverso linguaggi molteplici, capaci anche, come in questo caso, di intrecciare la prospettiva di riflessione culturale e scientifica con la dimensione artistica – sottolinea Sabrina Breschi, direttore generale dell’Istituto degli Innocenti. La mostra “disConnessi”, è la prima esposizione collettiva prodotta dall’Istituto degli Innocenti, ed è un bell’esempio di quella collaborazione tra realtà diverse che l’Istituto degli Innocenti è capace di attivare nell’ambito del suo impegno in favore di bambini e ragazzi”.
“L’analisi del rapporto con le tecnologie è un tema di indagine ambizioso, che ci interessava anche per le molteplici connessioni con le ricerche svolte dall’Istituto degli Innocenti. Oggi, in un mondo segnato dalla pandemia, questa analisi risulta più urgente e complessa che mai – commenta Arabella Natalini, direttrice del Museo degli Innocenti. I progetti realizzati dai sei fotografi ci invitano inoltre a considerare le molteplici possibilità espressive ed emotive dell’uso delle nuove tecnologie e, nel loro insieme restituiscono un caleidoscopio di immagini che “connette” una miriade di storie intersoggettive, linguaggi espressivi singolari, inedite risonanze del presente e del nostro prossimo futuro”.
“La Fondazione Studio Marangoni – dice Martino Marangoni fondatore dello Studio Marangoni – opera nel campo della fotografia da oltre 30 anni e si contraddistingue per il suo approccio multidisciplinare. L’offerta formativa si lega ad una visione internazionale, in grado di creare momenti di incontro culturale e di ampliare la conoscenza della cultura fotografica. Ed è con questo spirito che promuove workshop internazionali, come opportunità di apprendimento dai “grandi maestri”, dando così ai giovani autori la possibilità di confrontarsi con metodi creativi e approcci lavorativi internazionali. Per il progetto “disConnessi. Adolescenti e nuove tecnologie” è stato coinvolto l’artista olandese Raimond Wouda, che da anni lavora sul tema degli adolescenti. Wouda ha guidato sapientemente per quattro mesi cinque autori selezionati attraverso un Open Call. Il percorso si conclude con la produzione di un progetto espositivo dove maestro e allievi dialogano, ancora una volta, in una sinergia formativa.”