La notizia era circolata soltanto con il passaparola e con i siti internet ma già nel pomeriggio di lunedì 26, sono stati tanti quelli che si sono voluti recare in duomo per un saluto e una preghiera a mons. Eligio Francioni. La mattina, intorno alle 8, il Vicario si è spento nella sua casa di Maliseti, in braccio – si potrebbe dire – alle sue sorelle e ai suoi nipoti che lo hanno assistito nella malattia con una dedizione e un affetto davvero esemplari. Poco prima gli aveva impartito l’assoluzione il suo «parroco» mons. Santino Brunetti, presente al capezzale.Don Eligio aveva compiuto 80 anni il 5 settembre. In tanti, in quel giorno, avevano telefonato lasciando un messaggio di affetto: le visite, ormai, si facevano più difficili. Il tumore che lo aveva aggredito anni fa, si era di nuovo affacciato in un giorno particolare, il giovedì santo, il primo della Passione di Gesù Cristo. Da allora – salvo alcuni ricoveri nell’Ospedale di Prato – don Eligio non aveva più lasciato la sua casa. In questi mesi, fino ad agosto, ha continuato a seguire con la solita passione la vita della Diocesi, servendosi del telefono e ricevendo a casa sacerdoti e laici. Il Vescovo, che lo aveva visitato quasi quotidianamente in questi ultimi tempi, raggiunto dai familiari per la notizia della morte, si è recato subito alla sua abitazione, insieme con Gabriele Bresci, il segretario della Curia diocesana. Poi, la sera di lunedì 26 settembre, con l’annuncio al telegiornale di Tv Prato e l’indomani mattina con l’uscita dei quotidiani, tanta gente ha appreso la notizia e ha affollato il duomo: chi lo aveva avuto come parroco a Iolo, chi lo aveva avvicinato negli innumerevoli incontri ecclesiali e civili, chi aveva ricevuto da lui la Cresima, chi gli aveva chiesto un consiglio o un aiuto. Nel frattempo in duomo sono state celebrate messe e rosari, fino al funerale che si è tenuto – mentre andiamo in stampa – nel pomeriggio di mercoledì 28 settembre. Il Vicario aveva disposto che le offerte raccolte venissero destinate alla cattedrale. Il cordoglio ha visto la partecipazione delle istituzioni e di partiti politici, che hanno sottolineato il ruolo da protagonista svolto nella città, oltre che nella comunità ecclesiale. Significativo quanto è stato scritto sui principali quotidiani locali: «Seppe così bene dialogare – scrive il caposervizio pratese de La Nazione Piero Ceccatelli – che nel giorno dell’addio non si può che rivolgergli un attributo infinitamente pratese che oggi vuol suonare come un estremo complimento: è stato un grande tessitore. Meglio di così Prato non potrebbe ricordarlo». E Il Tirreno ha titolato: «La città saluta monsignor Francioni, l’uomo del dialogo».Gianni Rossi(Dal numero speciale del 2 ottobre 2011)