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Addio a Bettino Ricasoli, nipote del barone di ferro.

Bettino Ricasoli. Leggendo questo nome, molte persone avranno subito pensato al politico dell’800 detto il «barone di ferro», che successe a Cavour, come primo ministro nel 186l, ma non si tratta di lui, bensì del suo omonimo trisnipote, spentosi a Firenze la sera del 17 maggio scorso. Era nato il 7 aprile del 1922 a Brolio in Chianti dove ha trascorso gran parte della sua vita. Dottore in agraria, negli anni ’50 e ’60 fu sindaco del Comune di Gaiole. Negli ultimi anni, pur venendo spesso a Brolio, vi risiedeva continuativamente solo nei mesi estivi. Molti hanno scritto e detto parole belle su di lui come uomo e imprenditore. Le mie però, sono quelle di un sacerdote che lo ricorda anche come uomo, dotato di quelle piccole virtù che altro non sono che rami della carità cristiana. Davvero qualcosa di «ferro» aveva anche lui: la sua fede. Voglio perciò ricordarlo, non solo per essere stato parroco di Brolio per cinque anni ed aver frequentato quella parrocchia da sempre in quanto vicinissima alla mia di Monti, ma, soprattutto, per averlo personalmente conosciuto fin da quando avevo dieci anni ed averlo apprezzato sia come uomo che come credente. È giusto che il nostro settimanale diocesano lo ricordi perchè in certa misura apparteneva anche alla nostra Chiesa e nelle zone senesi del Chianti, era da tutti stimato e benvoluto. Tutti gli sono debitori di una preghiera e di un grato ricordo per la testimonianza cristiana che ha sempre dato. Uomo mite e buono, dal tratto gentile, gioviale e pronto al sorriso, tutti gli riconoscevano grandi qualità di cuore e di amicizia e quella nobiltà d’animo e di spirito. La S.Messa quotidiana era il suo primo sostegno e, anche con sacrificio, la andava a cercare nelle parrocchie vicine, accompagnato sempre dalla moglie Costanza che lo ha seguito e servito amorevolmente sino alla fine. Non posso non applicare a lui le note parole di un salmo: «il giusto sarà sempre ricordato». E quanti hanno potuto partecipare alle sue esequie hanno potuto constatare la verità di queste parole. Alla moglie Costanza, ai figli, ai parenti che lo hanno pianto vorrei ricordare alcune parole che un vecchio sacerdote fece scrivere sul ricordino di suo padre: «Senza di te più aspra è la vita, ma più dolce e salutare il pensiero dell’eternità».D.F.