Cultura & Società
Ad un anno dalla morte di Alberto Migone
E’ già passato un anno. È banale dirlo, ma è così. Dal 31 maggio 2009 Alberto Migone (nella foto, con il cardinale Piovanelli), il nostro direttore, non è più con noi. Se n’è andato, a 74 anni, nel giorno di Pentecoste. Era nato a Firenze il 22 gennaio 1935. Laureato in Storia presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Firenze nel 1958, era stato insegnante di Lettere e latino nei licei. In ambito ecclesiale era stato dapprima impegnato nella Fuci (la Federazione degli universitari cattolici), nel Movimento dei laureati di Azione cattolica e poi nell’Azione cattolica stessa di cui aveva ricoperto tutti i ruoli di responsabilità: presidente diocesano, delegato regionale e consigliere nazionale. Nel 1983 era stato chiamato dai vescovi toscani alla direzione dell’allora nascente settimanale delle diocesi della regione che inaugurava una formula del tutto nuova nell’ambito della stampa cattolica: un giornale unico con differenti edizioni locali.
Per gestire un’operazione del genere, nella Toscana dei «campanili», era necessaria una figura di grande saggezza ed equilibrio che i vescovi toscani, allora guidati dal cardinale Silvano Piovanelli, individuarono appunto in Alberto Migone, che veniva così «prestato» al giornalismo anche su indicazione del suo padre spirituale, l’allora arcivescovo di Lucca, monsignor Giuliano Agresti, fondatore tra l’altro della Comunità di Gesù di cui anche Migone faceva parte.
In questo nuova e non facile avventura giornalistica, Alberto Migone aveva saputo guadagnarsi la stima di molti, tanto che il 18 dicembre 2008, in occasione dei 25 anni di «Toscana Oggi», aveva ricevuto il premio giornalistico «Giuseppe Donati», promosso dalla sezione toscana dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), «per la testimonianza civile e cristiana nel giornalismo toscano». Un riconoscimento assegnato «per la onestà intellettuale, le capacità giornalistiche e l’equilibrio» con cui ha diretto questo giornale «facendolo diventare un settimanale cattolico di respiro nazionale, spazio in cui si sono manifestate con grande libertà le tante voci dei cattolici toscani protese all’affermazione dei valori di verità, libertà e giustizia sociale». Nella stessa circostanza, l’Ordine dei giornalisti della Toscana gli aveva consegnato una targa «per 25 anni di chiara testimonianza civile e cristiana nel giornalismo toscano». Migone era stato anche Consigliere nazionale e presidente della Commissione cultura della Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici.
Il vescovo di Prato, Gastone Simoni, ha definito Alberto Migone, «uno dei più alti e santi testimoni della laicità cristiana oggi». L’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, nell’omelia del funerale celebrato nella Basilica fiorentina della Santissima Annunziata, ha parlato di lui come di «un uomo di forte radicamento ecclesiale, di chiara lettura dei tempi, di equilibrato giudizio nelle situazioni problematiche». «Alberto era un uomo giusto», ha scritto il cardinale Silvano Piovanelli, «giusto nel senso biblico della parola». «Un grande», lo ha definito l’allora direttore di «Avvenire», Dino Boffo, nella commemorazione funebre.