Vita Chiesa
Acutis e Frassati, la santità giovane che risplende
Entrambi saranno canonizzati durante il Giubileo
«Il cuore della Chiesa è pieno anche di giovani santi, che hanno dato la loro vita per Cristo, molti di loro fino al martirio. Sono stati preziosi riflessi di Cristo giovane che risplendono per stimolarci e farci uscire dalla sonnolenza… Il balsamo della santità generata dalla vita buona di tanti giovani può curare le ferite della Chiesa e del mondo, riportandoci a quella pienezza dell’amore a cui da sempre siamo stati chiamati: i giovani santi ci spingono a ritornare al nostro primo amore». Scrive così papa Francesco nell’esortazione postsinodale Christus vivit rivolta ai giovani e a tutto il popolo di Dio, facendoci comprendere l’importanza della canonizzazione di figure come quelle di Piergiorgio Frassati e di Carlo Acutis, che come il Papa stesso ha annunciato nei giorni scorsi, verranno canonizzate nel prossimo anno giubilare: il 27 aprile Acutis, il 3 agosto Frassati.
Svegliarsi dalla sonnolenza, tornare al primo amore è un’urgenza che riguarda ogni cristiano e l’intera Chiesa. I giovani santi ci fanno comprendere che non possiamo banalizzare il prezioso dono del nostro battesimo da cui nasce la nostra chiamata alla santità. Ci sollecitano a rinnovare la nostra amicizia con Cristo, risvegliandoci dalla nostra tiepidezza, dalla nostra indifferenza. Ci fanno capire anche da dove può scaturire l’autentico rinnovamento della Chiesa. Scriveva tempo fa Joseph Ratzinger: «Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini». Uomini capaci di irradiare lo splendore di Dio rendendo straordinaria la nostra vita ordinaria, uomini che vivono in pienezza la gioia della fede, testimoni delle beatitudini evangeliche. San Giovanni Paolo II era solito ripetere ai giovani della mia generazione l’invito a «nutrire la santa ambizione di essere santi», cercando di «volare ad alta quota, di non accontentarsi della mediocrità». Un invito che oggi papa Francesco rinnova facendo comprendere che l’amicizia di Cristo trasforma la vita, donando quell’autentica gioia che permane anche nella prova, quell’autentica bellezza di cui il cuore di ogni uomo, di ogni giovane è in ricerca. L’amicizia di Cristo infatti ci fa «vivere, non vivacchiare», ci rende davvero originali, «non fotocopie». La prossima canonizzazione di Piergiorgio Frassati e di Carlo Acutis ci sollecita anche a non temere di indicare ai giovani le mete alte della vita cristiana. Lo aveva ben compreso il venerabile Giorgio La Pira che nel 1973, riflettendo sul messaggio di santa Teresa di Gesù bambino, affermava: «La santità, con la purezza interiore, verginale che essa esige – la partecipazione crescente, perciò, della vita di Cristo in noi – non è marginale e alternativa: è il cuore e l’essenza stessa di tutto il messaggio cristiano: la “perla divina” che lo qualifica: essa costituisce – nonostante le apparenze contrarie – l’esigenza più attuale e urgente della nostra età e delle nuove generazioni destinate ad edificarla… Sono parole che non vengono ascoltate? Non è vero: sono forse ormai le sole parole che trovano udienza e ascolto nel fondo più intimo dei giovani e dei popoli».