Toscana
ACQUISTATA DALLA REGIONE LA VILLA ROMANA DI GIANNUTRI
Siamo stati gli unici a fare un’offerta spiega l’assessore Zoppi se la Regione non si fosse mossa in tempo anche la seconda seduta dell’asta per la Villa sarebbe andata deserta. Adesso è il momento delle sinergie. Ora che la Villa ha di nuovo un proprietario disposto a prendersi cura della sua conservazione e del suo ruolo nel panorama di siti archeologici della Toscana, dobbiamo pensare a far nascere e crescere rapporti costruttivi di collaborazione tra Regione, Ministero per i beni culturali e le attività culturali e Parco nazionale dell’arcipelago toscano. Ora che l’intero sito archeologico è tornato ad essere di proprietà pubblica, in accordo con le altre istituzioni dovremmo studiare un modo per promuovere l’area. Un ruolo chiave in questo senso potrà essere svolto anche dalla Provincia, che si è dimostrata interessata a partecipare attivamente alla valorizzazione della Villa, e dalla Soprintendenza archeologica, che è l’unica ad avere le competenze necessarie per assicurare l’assistenza tecnico-scintifica di cui il sito ha bisogno.
Costruita dalla famiglia imperiale dei Domizi Enobarbari nella seconda metà del I secolo d.C., la Villa fu eretta senza risparmio di finanze ed energie in un territorio impervio e totalmente privo di acqua e di materie prime. Posta sulla costa occidentale, si estende verso l’interno e si integra con due approdi, Cala Maestra, a occidente, e Cala Spalmatoio, a oriente. Le strutture collegate alla villa occupano un’estensione di circa quattro ettari e si distribuiscono su tre piani. La villa un tempo doveva essere ricca di marmi, mosaici e afferschi. Oggi delle decorazioni restano solo tracce, mentre sono ben conservate le strutture murarie e un peristilo interno. Il complesso comprendeva gli alloggi della famiglia imperiale, dove tre saloni dovevano essere addirittura provvisti di impianto di riscaldamento, quartieri per gli schiavi, terme, annessi. E’ ancora oggi ben visibile il sistema di condutture e cisterne che distribuiva in tutta l’isola l’acqua piovana raccolta, o quella importata dal continente attraverso navi. Da segnalare il fatto che l’approdo di Cala Spalmatoio e una delle cisterne romane sono ancora oggi utilizzati dalla popolazione residente.