Toscana

Acqua, solo il 40% si attacca alla cannella

di Federico Fiorentini

Lunedì 22 marzo era la Giornata Mondiale dell’Acqua, indetta dall’Onu. In occasione dell’evento, Confservizi Cispel Toscana – che rappresenta le sette aziende idriche regionali – ha fornito dati e proposto riflessioni sulla situazione in Toscana.

Alfredo De Girolamo, presidente regionale della confederazione, si è soffermato su tre questioni specifiche, a iniziare dal numero di toscani che bevono l’acqua del rubinetto: «Le ultime rilevazioni sono estremamente incoraggianti: se nel 2005 solo il 26% della popolazione sceglieva la cannella, oggi siamo arrivati al 40%. Se poi aggiungiamo coloro che la consumano saltuariamente, arriviamo al 71% contro il 49% di cinque anni fa». La percentuale si traduce in un incremento effettivo di 500.000 cittadini, che lascia comunque la Toscana agli ultimi posti su scala nazionale; un primato poco lusinghiero, soprattutto calcolando che l’Italia è il primo consumatore europeo di acque in bottiglia, terzo al mondo dopo Emirati Arabi e Messico, paesi che non possono essere paragonati quanto a risorse idriche. Persiste infatti una radicata diffidenza verso la qualità dell’acqua erogata pubblicamente, che porta al consistente acquisto delle minerali. «Una convinzione da sfatare, dato che le nostre aziende effettuano mediamente quindici controlli al giorno, mentre non abbiamo le stesse certezze per quanto riguarda i produttori di acque confezionate».

De Girolamo difende comunque la libertà di scegliere fra acqua minerale e di cannella, avvertendo però delle conseguenze della decisione, soprattutto per quanto riguarda l’impatto ambientale della produzione, del trasporto e dello smaltimento delle bottiglie, composte di un materiale – il PET – difficilmente riciclabile. Per la fabbricazione di una bottiglia sono necessari 71 grammi di petrolio e 0,64 litri d’acqua, senza contare l’inquinamento provocato dai vari trasferimenti. «Moltiplicando queste cifre – prosegue De Gerolamo – per il numero di cittadini toscani passati all’acqua del rubinetto si ottiene un risparmio di 5 mila tonnellate di petrolio, 45 milioni di litri d’acqua e di 7 mila tonnellate di CO2 nell’atmosfera».

Ma il risparmio ha anche una dimensione economica: mediamente una famiglia composta da tre persone beve 600 litri d’acqua l’anno, con una spesa – nel caso si acquistino minerali – che si aggira fra i 150 e i 250 euro. La stessa quantità di acqua del rubinetto viene a costare invece poco più di un euro: «Un risparmio – chiosa De Girolamo – che permetterebbe alla nostra famiglia modello di coprire la quasi totalità delle bollette idriche annuali».

Il presidente ha poi sottolineato iniziative e processi di miglioramento messi in cantiere dalle aziende toscane: «Siamo orgogliosi della quarantina di “fontanelli” pubblici già installati in tutta la regione, che consentono di avere gratuitamente acqua – anche gassata – di buona qualità e che stanno riscuotendo grande successo». Peculiarità dei fontanelli rispetto alle normali fonti l’erogazione di acqua la cui sterilizzazione non è dovuta al cloro ma ai raggi UV, e dunque più gradevole al palato. Il sistema per aggiungere gas, già sperimentato a Pistoia, sarà presto realizzato anche al fontanello del parco dell’Anconella, a Firenze. Per garantire un servizio qualitativo di questo livello (De Gerolamo insiste sulla crescente bontà e purezza dell’acqua pubblica toscana) in questi anni sono stati investiti 3,4 miliardi di euro per manutenzione e ammodernamento della rete idrica, ed è già stato preventivato un altro miliardo per ulteriori invasi e depuratori, oltre che per agevolare il trasporto idrico all’interno del territorio, rendendolo più rapido in caso di emergenza.

De Girolamo invita infine a una maggiore attenzione alle esigenze delle sette Spa da parte delle amministrazioni: «Non possiamo far cadere tutti questi costi aggiuntivi direttamente sulle spalle dei contribuenti con le tariffe, che in alcune realtà toscane arrivano anche a coprire il 100% delle spese». Ed è dunque alla Regione che si richiedono contributi mirati, «una delle maggiori sfide che il prossimo governo si troverà ad affrontare», dato che le spese idriche straordinarie non sono appannaggio della finanza generale.

La schedaIl significato della Giornata mondiale dell’Acqua, indetta dall’ONU per la prima volta nel 1993, viene chiarito dalle parole del segretario generale Ban Ki-Moon, lette in sala dal delegato belga Philippe Draize: «L’acqua è fonte di vita e rappresenta il nesso che lega tutti gli esseri viventi. Ma le nostre risorse idriche – che pur hanno dimostrato notevole elasticità – sono sempre più minacciate e vulnerabili: il crescente bisogno di acqua per alimentazione, materie prime ed energia entra sempre più in competizione con le necessità degli ecosistemi in pericolo e dei processi naturali dai quali dipendiamo». Il periodo 2005-2015 è stato dichiarato Decennio Mondiale dell’Acqua, a conferma del rilievo di una risorsa che si trova alla base di tutti gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio individuati dalle Nazioni Unite. Ban Ki-Moon pone l’accento sul dovere morale e pratico dei paesi ricchi di ridurre gli sprechi, ulteriormente acuito dagli scompensi dovuti ai cambiamenti climatici. Ma il passaggio più impressionante della lettera riguarda le conseguenze della carenza e della scarsa qualità idrica nel Terzo Mondo: «Muoiono più persone di acqua a rischio che di tutte le forme di violenza, inclusa la guerra. Queste morti sono un affronto alla nostra umanità, e minano gli sforzi di molti paesi nel realizzare il loro potenziale sviluppo». Un diritto e un dovere uguale per tuttiIn occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, lunedì 22 marzo presso il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze si è svolto incontro “L’acqua è uguale per tutti”, promosso da Publiacqua Spa e rivolto soprattutto alle nuove generazioni, che gli organizzatori della manifestazione sperano possano essere protagoniste dell’estensione universale del diritto al più essenziale dei beni.

Il pubblico della mattinata, infatti, è stato costituito in massima parte da scolaresche fiorentine. Numerose le autorità intervenute a Palazzo Vecchio, come il sindaco di Firenze Matteo Renzi e don Giovanni Momigli, che ha portato i saluti dell’arcivescovo Betori: «Oggi è una giornata particolare, che assume un significato reale solo se la riflessione oggi avviata avrà conseguenze nella quotidianità di ognuno di noi: esiste un diritto all’acqua, ma a controbilanciare ogni diritto c’è un dovere. Dobbiamo quindi sfruttare questa occasione per iniziare a cambiare stile di vita, diminuendo gli sprechi e impegnandoci ad aiutare chi è meno fortunato di noi».

Dal 2002 Publiacqua (che gestisce gli acquedotti dell’area metropolitana della Toscana centrale) devolve un centesimo di euro per metro cubo di acqua consumato dagli utenti per aiutare paesi con problemi idrici. Per gestire questo fondo nel 2005 nasce la ONLUS Water Right Foundation (WRF), che conta fra i propri soci numerosi comuni toscani, oltre alle Caritas di Firenze e Prato, l’Università di Firenze e Cispel Confservizi. Mauro Perini, presidente della fondazione, ha ricordato alcuni fra i progetti finanziati in questi anni (una trentina, che hanno aiutato oltre un milione di persone), per un totale di un milione e settecento mila euro. Un successo particolare è stato ottenuto in Brasile, a Belém, come ha spiegato Raul Meireles, presidente di SAAEB (Serviço Autônomo de Águas e Esgotamento de Belém): «Nonostante la mia città si trovi sul bacino del Rio delle Amazzoni, il 10% della sua popolazione non ha accesso all’acqua, e il 70% dei ricoveri ospedalieri sono dovuti all’assunzione di acqua impura. Per questo motivo a WRF, che ha permesso di realizzare un acquedotto capace du approvvigionare trentamila persone, va la nostra più sentita riconoscenza».

Fra le iniziative in corso segnaliamo «Dji Djélé» («acqua sana»), che – grazie anche al contributo economico del Monte dei Paschi – punta a migliorare condizioni igieniche e drenaggio delle acque piovane del quartiere di Niarela della capitale maliana Bamako, attraverso interventi di ingegneria idraulica presentati nel dettaglio da Oumar Konaté, direttore del Ctac (Cellule Technique d’Appui aux Communes) della città del Mali. Ma i rapporti fra comunità toscana e repubblica africana non si limitano a queste forme di aiuto finanziario e tecnico: a Palazzo Vecchio era infatti presente una classe della scuola Gianni Rodari di Prato, gemellata con un istItuto di Bamako.

Sotto l’egida dell’Undp (United Nations Development Programme) la Wrf ha inoltre istituito Imada (Iniziativa Multipartenariato per l’Applicazione del Diritto all’Acqua), tesa a creare un asse per il trasferimento di conoscenze tecniche e tecnologiche dai paesi occidentali a quelli in via di sviluppo. E ancora è stato avviato il progetto educativo «L’acqua per gioco», indirizzato agli alunni delle scuole elementari toscane, che vengono educati – attraverso consigli pratici – a non sprecare risorse idriche, e sensibilizzati al problema dell’ineguale disponibilità di questo bene essenziale nelle diverse aree del globo. Con le conoscenze acquisite dai bambini il progetto punta anche ad accrescere la consapevolezza delle loro famiglie. La WRF è impegnata infine nella costruzione di un acquedotto ad Ayagabac, in Armenia.

Federico Fiorentini