Se si vuole gestire nel modo corretto un problema ampio come quello dell’acqua, con molti interessi in gioco, vanno affrontate le situazioni di criticità in tutta la loro complessità. Serve una governance complessa, che coinvolga tutti i portatori di interessi, ha spiegato Nigel Watson, docente di Gestione ambientale presso il Centre for Sustainable Water Management dell’università di Lancaster, intervenendo stamattina a Roma alla giornata promossa da Greenaccord Dammi da bere. Secondo le nostre previsioni, entro il 2050, le precipitazioni nel bacino del Mediterraneo potrebbero diminuire del 20%. Se a questo aggiungiamo che l’apporto del Nilo è stato di molto ridotto a causa di un uso eccessivo dell’acqua del fiume, dovuto in gran parte alla costruzione della diga di Assuan e a pratiche di irrigazioni dissipative, abbiamo una drastica riduzione dell’apporto di acque dolci nel Mediterraneo. Ciò porterà a un aumento della salinità delle acque con conseguenze su tutti gli ecosistemi marini. La denuncia è di Antonio Navarra, direttore del Centro euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici. Il problema dell’accesso all’acqua potrebbe in particolare diventare molto critica nei Paesi in via di sviluppo, nei quali i rapidi processi di urbanizzazione si uniscono a grandi problemi di approvvigionamento idrico. Il problema dell’accesso alle risorse idriche non è un problema che riguarda solo il Sud del Mondo. Anche in uno degli Stati più ricchi degli Usa, la California, ci sono centinaia di migliaia di persone che hanno problemi di approvvigionamento per mancanza di infrastrutture, ha rivelato Juliet Christian-Smith, ricercatrice associata del Pacific Institute for Studies in Development, Environment and Security, per la quale serve una modifica dei consumi, per spingere il pubblico a usare prodotti che siano state creati con minori quantità di acqua. Occorre inoltre collegare la qualità dell’acqua con l’uso che se ne deve fare: è impensabile continuare a innaffiare i nostri giardini o a pulire le nostre case con l’acqua che usiamo anche per bere. Hachmi Kennou, governatore del World Water Council, ha lanciato un appello ai grandi decisori mondiali: È impensabile che il diritto all’acqua non sia all’ordine del giorno del G8 e del G20. Proprio per assicurare una gestione corretta di questo bene indispensabile per la vita, serve una autorità mondiale congiunta economia-ambiente, come proposto dal Papa nella sua enciclica Caritas in Veritate. A proporlo è Amedeo Postiglione, presidente della fondazione International Court of the Environmental Foundation.Sir