Italia
Acli, parla il nuovo presidente regionale
di Damiano Fedeli
«Dobbiamo essere uno stimolo alla politica e alla società civile. Promuovere una riflessione che porti idee nuove laddove lo Stato o le amministrazioni non arrivino a dare risposte». È anche questo, secondo Federico Barni, neo eletto presidente regionale delle Acli, il compito che le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani devono assumersi. Ed è uno dei punti su cui si impegna per il suo mandato di quattro anni. Eletto all’unanimità a fine marzo dal consiglio regionale dell’associazione, Barni, 49 anni, pratese, lavora presso la Fondazione Teatro Metastasio della città laniera («Sono in amministrazione, tranquilli: non mi vedrete recitare», scherza). Dal 1983 ha cominciato il suo impegno nelle Acli pratesi: «Sono partito dal circolo Acli La Pira di via Donizzetti, subito dopo la sua fondazione», racconta. Lì è stato prima segretario, poi presidente. Per due mandati, otto anni in tutto, è stato presidente provinciale pratese dell’associazione. Adesso il nuovo impegno toscano.
Da cosa intende partire, presidente?
«Incominceremo coinvolgendo di più le nostre rappresentanze provinciali, un’esigenza che è emersa anche durante il congresso regionale di marzo. Ma faremo anche nostro il motto del prossimo congresso nazionale, che si terrà a Roma a maggio, ovvero: Migrare dal Novecento. Abitare il presente. Servire il futuro. Due binari, quindi, da una parte la cura del rapporto con il nostro territorio, dall’altra quello con l’associazione nazionale: un rafforzamento della rete che si era un po’ sfilacciata. C’è poi la necessità della formazione ».
Verso quali soggetti, in particolare?
«La formazione è una centralità: sia all’interno delle stesse Acli, ma anche verso l’esterno. Ci vuole un vero e proprio progetto culturale, così possiamo tornare a essere laboratorio per nuove idee. E questo avverrà con la costruzione di una squadra specifica che lavori a progetti di formazione».
Parlava di rapporto con il territorio. Come procederete?
«Ci sarà una maggiore valorizzazione dei nostri circoli. Sono diversi in tutto il territorio regionale. Con gli anni il loro ruolo è cambiato: alcuni aspetti sono, gioco forza, venuti a mancare. Oggi ne va rinforzata la funzione. Un consolidamento che è anche un rafforzamento dei servizi che offriamo: quelli di patronato e quelli per immigrati o colf, ad esempio, che sono fra i nostri punti di forza. Il trend della nostra offerta di servizi è, quasi ovunque, in crescita costante: i nostri circoli saranno sempre più un riferimento e un veicolo per arrivare a questi servizi».
Se dovesse immaginare i vostri circoli fra quattro-cinque anni, quindi, come li vedrebbe?
«Difficile dirlo. L’impegno è per rafforzarli. Come? Ci stiamo lavorando. Certo, vanno ripensati, per coinvolgere più giovani, magari con l’uso delle nuove tecnologie. Ma, in generale, diventando sempre più anche punto di riferimento sui bisogni e sui servizi».
Ha parlato di funzione di stimolo alla politica. Con il quadro fortemente polarizzato che è emerso con queste elezioni, quale crede che sia la funzione dell’associazionismo cattolico?
«Sì, forte della mia esperienza a Prato con il Vescovo Simoni e dei rapporti intessuti dal mio predecessore, penso che sia assolutamente necessario per le Acli operare in stretto contatto con tutta la Chiesa regionale. E in questo confermo la disponibilità piena a lavorare insieme. E, anche qui, sia a livello locale, sia a livello regionale».