Oltre 986mila iscritti in Italia e all’estero. 8100 strutture territoriali, tra cui 3500 circoli, 106 sedi provinciali e 21 regionali. Con questi numeri le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani si presentano alla Conferenza organizzativa e programmatica che ha preso il via questa mattina, a Milano, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’appuntamento ricorre ogni 4 anni come momento di verifica sull’operato associativo e di programmazione per il futuro. Rispetto al 2006 il sistema Acli che comprende le associazioni Acliterra, Anni Verdi, Cta (Centro turistico Acli), Fai (Federazioni Acli internazionali), Fap Acli (Federazione anziani e pensionati), Unione sportiva Acli e Unasp (Unione nazionale arti e spettacolo) cresce del 13% (870mila erano i tesserati in occasione dell’ultima Conferenza di Bari) e sfiora quota 1 milione. In crescita anche la notorietà dell’Associazione tra gli italiani. Secondo un’indagine realizzata dall’Ipsos su un campione rappresentativo, conoscono le Acli 6 italiani su 10 (58%). Nel 2006 erano meno di 1 su 2 (49%). L’immagine delle Acli è quella di un’organizzazione prevalentemente sociale per il 46% degli intervistati, sia politica che sociale per il 34%. I maggiori beneficiari dell’azione delle Acli, nell’opinione degli intervistati, sono soprattutto i poveri e i bisognosi (68%), i cittadini italiani in generale (64%), quindi i lavoratori italiani e cittadini immigrati (61%). Quanto al rapporto con il mondo ecclesiale, l’immagine delle Acli è quella di un’organizzazione attenta alle indicazioni della Chiesa, ma autonoma (56%). Chi milita nelle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, secondo gli intervistati, lo fa soprattutto per ragioni ideali (39%), quindi religiose (17%) e politiche (15%). C’è un’idea abbastanza precisa tra gli italiani di cosa sono e cosa fanno le Acli commenta il presidente delle Acli Andrea Olivero -. Siamo percepiti come realtà di volontariato e di impegno sociale, animata da motivazioni ideali, ma anche come luogo in cui si fa politica. Una politica della società civile, connessa strettamente al ‘fare’, che ha come primi beneficiari le fasce più deboli della popolazione. Rispetto ai numeri dell’associazione Olivero rileva un radicamento in crescita sul territorio, sollecitato soprattutto da una forte richiesta di servizi da parte dei cittadini. Ma la vera sfida, al di là della risposta ai bisogni, è costruire luoghi comunitari di aggregazione e di animazione sociale.Sir