Opinioni & Commenti

Accuse a Maniago, colpire un vescovo per colpire la Chiesa?

di Alberto Migone

E così ancora una volta la Chiesa fiorentina è sulle prime pagine dei quotidiani nazionali e sempre per le vicende legate a don Cantini, vicende che, sarà bene ricordarlo, sono già state verificate e condannate come «misfatti oggettivamente gravi che meritano riprovazione» dal cardinale Antonelli (aprile 2007) che ha stabilito per il sacerdote anche le dovute censure.

Ora però emergono altri risvolti che, a ben guardare, vanno al di là dei fatti da cui prendono le mosse.

Questi fatti nuovi, che coinvolgono pesantemente il Vescovo ausiliare, Claudio Maniago, li abbiamo appresi, come è ormai consuetudine, dai giornali: questa volta dal Corriere della Sera e dalla Stampa mentre ha taciuto, in prima battuta, La Repubblica che il «caso Cantini» ha iniziato a cavalcarlo con studiato tempismo proprio il giorno di Pasqua.

Tutto nasce da affermazioni di un «testimone», tutte da dimostrare – lo riconoscono gli stessi giornali – e comunque «pubblicate prima che la Magistratura abbia compiuto le sue verifiche». E così, come spesso avviene, la gogna mediatica ha anticipato la verifica dei fatti.

Di fronte a tutto questo non credo sia possibile tacere soprattutto perché gli ipotetici fatti – «festini a luci rosse», titolano i giornali – gravi in sé e connotati di un di più di squallore che finisce però per renderli incredibili – recano un danno gravissimo, e tanta sofferenza, ad un uomo, che è anche un Vescovo, e feriscono profondamente la Chiesa. Certo, come ha affermato il cardinale Antonelli, «la verità prima o poi verrà ristabilita», ma il danno d’immagine subito e lo sconcerto di tanta gente semplice certamente restano. Anzi, è proprio a queste persone che sarebbe opportuno dire una parola chiara che rassicuri.

La Procura di Firenze ha immediatamente aperto un procedimento penale per rivelazione di segreto d’ufficio e il Procuratore Ubaldo Nannucci ha parlato di «rivelazioni molto gravi che danneggiano gravemente l’indagine». Purtroppo però difficilmente si riuscirà a individuare e a punire gli autori della fuga di notizie. Come è stato ben scritto «ormai in Italia verbali o intercettazioni, coperti da segreto istruttorio, compaiono su alcuni giornali con la regolarità di racconti a puntate».

Noi di fronte a questi fatti, come a quello che tocca, per questioni diverse, la diocesi di Siena, non aderiamo certo alla «teoria del complotto». Però, di fronte al moltiplicarsi di vicende che indubbiamente minano nel sentire comune la credibilità di istituzioni ecclesiali, non possiamo non riflettere – e proporre alla riflessione seria e serena dei cristiani – un interrogativo del cardinale Bertone che, in una recente intervista, si chiedeva «se non sia in atto nel nostro Paese un tentativo di delegittimazione della Chiesa» che, ricordiamolo, in Italia è vitale, operosa, e saldamente radicata tra la gente. È forse questo che disturba?