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Accordo per l’editoria: risorse per chi garantisce il pluralismo

Ad esso hanno aderito sigle impegnate a vario titolo nel mondo dell’editoria: dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti alla Federazione della stampa (Fnsi), dalla Federazione degli editori (Fieg) all’Istituto previdenziale dei giornalisti (Inpgi), dall’Unione della stampa periodica (Uspi) alla Federazione dei settimanali cattolici (Fisc) e altre ancora. Per meglio capire i termini e le prospettive di questo accordo il Sir ha parlato con Francesco Zanotti, presidente della Fisc, sigla che rappresenta 186 testate diffuse sul territorio, in massima parte espressione delle Chiese locali.

Qual è l’orizzonte dell’accordo?

“Due sono le grandi questioni affrontate: la prima è la crisi in cui versa il settore dell’editoria e, di conseguenza, quali incentivi vadano messi in campo principalmente per lo sviluppo delle tecnologie e dei nuovi media; la seconda è il pluralismo dell’informazione, e dunque che tipo di sostegno ci debba essere per chi rende possibile tale pluralismo. L’obiettivo di fondo è non deprimere l’occupazione e salvaguardare il pluralismo, così come fanno molti Paesi europei. Bisogna infatti ribadire ancora una volta che il sostegno all’editoria non è un’anomalia italiana, ma un requisito necessario alla tutela del pluralismo, essenziale per un Paese democratico”.

Nel dettaglio, cosa propone l’intesa raggiunta?

“Innanzitutto si occupa di favorire l’ingresso sul mercato di nuove professionalità, mantenendo d’altra parte quegli strumenti che permettono l’uscita di chi è vicino alla pensione. Intende quindi favorire i processi d’innovazione tecnologica con misure di credito agevolato. Ancora, affronta la questione della tutela del diritto d’autore anche per gli strumenti elettronici, e al contempo intende favorire il passaggio alle nuove piattaforme digitali”.

Guardate all’on line come a un “mercato” per l’editoria?

“Senz’altro Internet è un orizzonte ineludibile e lo vediamo anche nei nostri settimanali diocesani, che in numero sempre crescente affiancano al giornale cartaceo il sito web. D’altra parte, però, anche ieri è stato ribadito che Internet, almeno per il momento, non paga, è più un servizio che una fonte di ricavi”.

Nell’accordo si parla anche di “numeri”, risorse da stanziare?

“Questo accordo è uno degli obiettivi raggiunti dal governo nei suoi primi cento giorni. Le risorse probabilmente verranno definite nella legge di stabilità, ma è già un buon segno che ci sia consenso sull’impianto valoriale che è stato stabilito: questo lascia ben sperare che si troveranno i soldi per dare sostanza agli impegni assunti”.

Riguardo alla distribuzione, specialmente con il canale postale, c’è qualche novità?

“Sì, l’accordo prevede di promuovere la modernizzazione della rete di distribuzione e dei punti di vendita mediante incentivi fiscali. Qui è stato inserito un paragrafo apposito, perché tra i canali distributivi vi è quello delle poste, utilizzato da chi spedisce in abbonamento. Poiché il prossimo 31 dicembre scade l’accordo tariffario in essere con Poste italiane, si chiede la prosecuzione dell’attuale regime tariffario per il prossimo triennio. Infine, l’accordo chiede di garantire un livello adeguato e stabile del fondo gestito dalla presidenza del Consiglio”.

In altri termini, non verrà più toccato il fondo per l’editoria?

“Come ha detto il governo, è impensabile che per il futuro ci siano risorse crescenti, anzi potranno venire ancora un po’ ritoccate al ribasso, ma abbiamo bisogno di avere delle certezze, serve almeno un respiro di medio periodo, perciò anche qui la richiesta è di avere un orizzonte triennale”.

Evitando sperperi e abusi…

“L’importante è dare le risorse a chi le merita, a chi veramente favorisce il pluralismo dell’informazione. A tal riguardo, oggi ci sono norme molto più stringenti per accedere ai contributi: non sono misure capestro, ma un percorso obbligato proprio per evitare abusi”.

Queste risorse sono proprio necessarie per i settimanali della Fisc?

“Su un centinaio di milioni di euro di dotazione del fondo, ai nostri settimanali vanno 2-3 milioni, concessi a circa la metà delle testate. Sono briciole, ma essenziali per la sopravvivenza dei nostri settimanali, specie in un’epoca di crisi, nella quale diminuiscono le vendite e la pubblicità”.