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Accordo nucleare con Iran: Archivio disarmo, «Passo in avanti ma c’è ancora da fare»

«Un ulteriore passo in avanti in tema di sicurezza nucleare è stato fatto a Losanna» ma i «passi da compiere per la sicurezza internazionale in ambito nucleare sono ancora molti». Così Maurizio Simoncelli, vicepresidente Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo commenta oggi l’accordo sul nucleare iraniano, teso a permettere a Teheran di poter accedere all’uso pacifico dell’energia nucleare e a garantire alla comunità internazionale che questo non sia il primo passo verso l’arma atomica.

Secondo Simoncelli l’accordo è «il risultato dell’azione congiunta di diverse potenze leader (5+1), tra cui Stati Uniti e Russia, dimostrando la positività di tale intesa a livello della sicurezza internazionale quando essa si verifica», anche se «la questione nucleare rimane comunque una delle questioni aperte sulla scena internazionale». «Nonostante l’impegno delle 5 potenze nucleari firmatarie del Tnp a disarmare sin dal 1968 – ha ricordato -, gli arsenali rimangono dotati di ben 15.650 testate, in grado di distruggere il nostro pianeta più volte. In particolare, Russia e Stati Uniti, con le loro 14.600 testate (7.500 Mosca e 7.100 Washington), si presentano ancora una volta come le maggiori superpotenze».

Inoltre vi sono gli arsenali dei 4 Paesi non aderenti al Tnp (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord), «circa 1.000 testate, che rimangono al di fuori delle garanzie del Trattato e rappresentano un elemento destabilizzante e d’insicurezza nel subcontinente indiano, nell’Estremo Oriente e nel Medio Oriente». In più, precisa, c’è «il costoso programma di ammodernamento delle bombe nucleari tattiche statunitensi B61 (con una stima di 10 miliardi di dollari), circa 180 testate non strategiche localizzate in diversi paesi europei (Germania, Olanda, Belgio, Italia e Turchia). La dislocazione di tali armi sul territorio europeo rappresenta da tempo un elemento di tensione con Mosca, che si va ad aggiungere alla dislocazione di basi antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca (ufficialmente in funzione anti-iraniana), nonché alla vicenda ucraina».