Prato

Accogliere l’uomo è un valore comune

La sintesi perfetta l’ha fatta Hamdan Alzeqri, educatore dei giovani musulmani fiorentini: «Mosè ci ha insegnato la saggezza, Gesù ci ha insegnato l’amore, Maometto ci ha insegnato la Misericordia». Mentre il monaco buddista Losan Gompo ha sottolineato come «siano molte di più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono».Domenica scorsa, 26 giugno, attorno a un tavolo si sono seduti rappresentanti delle grandi religioni e un intellettuale del pensiero laico, Goffredo Fofi, chiamati dalla diocesi di Prato per discutere insieme, per trovare un punto comune su cui costruire un dialogo proficuo che prosegua nel tempo. Il moderatore e organizzatore dell’evento padre Guidalberto Bormolini, sacerdote cristiano cattolico dei Ricostruttori nella preghiera, ha chiesto ai relatori: «Cosa significano per voi misericordia e accoglienza?». La tavola rotonda si è tenuta in una sala della Biblioteca Lazzerini piena di persone, molte di più dei cento posti a sedere disponibili, in tanti hanno seguito il dibattito in piedi o sedendosi per terra. In prima fila il vescovo Franco Agostinelli, il vice sindaco Simone Faggi e l’assessore alla cultura Simone Mangani. Il Comune di Prato ha patrocinato l’evento lodando le finalità dell’iniziativa, «c’è bisogno di ascoltare le diverse posizioni per riuscire a costruire veramente una società inclusiva», ha osservato Faggi. Nei loro interventi, i relatori hanno denunciato la pericolosità di ogni tipo di fanatismo. La cui base risiede «nella paura dell’altro, del diverso», ha sottolineato Svamini Hamsananda Giri, vice presidente dell’Unione induista italiana. Per superarla occorrono «rispetto e conoscenza reciproca». A tal proposito la donna indù ha fatto questo esempio: «abbiamo inaugurato un nuovo tempio in provincia di Mantova, abbiamo invitato tutti e il paese era presente, c’erano anche il parroco e i fedeli cristiani, sono entrati togliendosi le scarpe e hanno mangiato con noi». Prove pratiche di integrazione, la cui importanza è stata ribadita dal presidente della comunità ebraica di Firenze Beniamino Santarlasci, il quale ha mostrato e fatto girare tra il pubblico un ritaglio di giornale con una foto emblematica, dove si vede un figlio che consola un padre affranto. Sono due migranti, una condizione che il popolo ebraico conosce fin dall’inizio della propria storia. «Di fronte a questo dramma come possiamo dimenticare la misericordia?», ha detto il rabbino.La voce del cristianesimo è stata quella del teologo monsignor Basilio Petrà, la cui riflessione è iniziata ricordando il senso del giubileo indetto da papa Francesco e poi è proseguita commentando la parabola del buon samaritano, «un testo “autobiografico”, nel quale Cristo ricorda come la misericordia vada contemplata nell’azione. La misericordia è inclusiva, non arriva fino a un certo punto, non cade mai», ha concluso il sacerdote. Come detto il pensiero islamico ha avuto come relatore Hamdan Alzeqri, giovane musulmano, che ha subito sgombrato il campo da possibili equivoci: «non esiste un islam moderato, esistono i musulmani veri, così come i cristiani veri. Chi legge il Corano sa che Dio è più misericordioso di una mamma verso il proprio figlio». Goffredo Fofi, giornalista, scrittore, ma soprattutto libero pensatore, ha ricordato una massima del teologo luterano Dietrich Bonhoeffer: «Per il bene, la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità». Occorre dunque un pensiero critico, «oggi crediamo tutti di pensare con la nostra testa, – ha detto Fofi – ma spesso pensiamo quello che ci viene propinato dai mezzi di informazione. Attenzione a chi veicola solo propaganda». Le conclusioni sono state affidate a padre Guidalberto. Anche lui ha scelto di affidarsi ad una immagine della cultura orientale, secondo la quale l’assoluto sta al centro, ed è raggiunto da raggi che convergono verso di esso. «Quando percorriamo una strada di conoscenza, ci avviciniamo al Padre, – ha affermato Bormolini – siamo nello stesso luogo, vicini a lui e vicini tra di noi, perché i raggi si toccano andando verso il centro». Da questa comunione di intenti, dal sentimento di fratellanza che si è respirato, dal grande interesse suscitato dall’iniziativa in tanti pratesi, può nascere davvero una società più inclusiva. Multiculturale e multireligiosa lo è già.

Giacomo Cocchi