Toscana
Accoglienza e legalità: il giusto equilibrio
Parlare di immigrazione, soprattutto in questi giorni, non è affatto facile. Non lo è soprattutto perché la questione ha assunto toni che vanno ben al di la delle connotazioni oggettive del problema, facendo assumere al tema significati e valenze spesso impropri e più legati alla contesa politica, legittima ma in questo caso fuorviante. Se vogliamo oggettivare il problema dobbiamo sforzarci di vederlo per quello che è, tenendo conto che un fenomeno così complesso si affronta e si risolve solo con risposte altrettanto complesse e articolate. Le risposte semplificate che fanno leva da una parte solo sui buoni propositi e quindi sui temi dell’accoglienza e della solidarietà così come gli assiomi indimostrati che mettono l’immigrazione in stretta correlazione con il tema della sicurezza, non sono utili. In buona sostanza l’esperienza che in questi anni ha caratterizzato l’impegno del sindacato in questo ambito ci dice che:
Bisogna trovare un giusto equilibrio tra politiche di accoglienza e politiche che guardino con maggiore attenzione alla legalità. Le due cose non sono e non devono essere viste in contraddizione. Anzi, tutte le volte che questo avviene si rischia di complicare le cose.
Occorre aver chiaro il modello di integrazione che si intende perseguire, cosa mai scontata e per niente facile da affrontare.
I soggetti che si occupano in via primaria dei problemi degli immigrati e dell’immigrazione svolgono un ruolo fondamentale per attivare politiche di integrazione, e riconoscerne il ruolo è non solo doveroso ma oggettivamente utile.
Occorrono delle politiche coordinate tra di loro che mettano al centro il tema del lavoro, della casa, della formazione, dei diritti e dei doveri di cittadinanza.
Quelle appena enunciate ovviamente sono piste di lavoro, non ricette miracolose. Tuttavia se provassimo a sperimentarle con un più sano pragmatismo ed un minor carico di pregiudizio ideologico forse potremmo trovare qualche soluzione in più. Per questo soprattutto la politica dovrebbe farsi carico, anche nella nostra regione, di aprire una riflessione compiuta sull’argomento, partendo dalla consapevolezza delle potenzialità di cui l’immigrazione è portatrice, ed al tempo stesso della necessità di mettere a punto politiche idonee per creare le premesse per una convivenza non forzata ma il più possibile armonica e complementare. La legge sull’immigrazione della regione Toscana riteniamo che sia una buona legge perché apre alla possibilità di affrontare con gli strumenti giusti il fenomeno. Certo bisognerà che agli enunciati facciano seguito azioni precise, programmate, verificate e verificabili. Cosa più facile a dirsi che a farsi.