Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Accelerare l’ora dei laici nelle parrocchie»La diocesi lancia un fondo anti-crisi

Carissimi fratelli e sorelle,sono lieto, nella novena in preparazione alla festa della Madonna del Conforto, di poter entrare nuovamente nelle vostre comunità e nella vostre case e rivolgere a ciascuno di voi, alle vostre famiglie, in particolare ai più piccoli e a quanti soffrono, parole di gioia e di speranza, confermandovi nella fede e invitandovi ad essere vigilanti nella preghiera e solleciti nella carità, per aderire sempre più a Cristo e lasciare che sia Lui ad agire in ognuno di noi.Proprio in questi giorni celebro i dieci anni di mio ministero episcopale nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Ringrazio il Signore per avermi inviato in mezzo a voi come umile servo di Cristo, chiamato a guidare una Chiesa ricca di storia, tradizioni e spiritualità. Ho avuto la possibilità di vivere con voi importanti momenti: dalle celebrazioni pubbliche della fede come la festa della Madonna del Conforto agli incontri fraterni nelle comunità parrocchiali. Insieme abbiamo affrontato e continuiamo ad affrontare l’emergenza educativa che indebolisce il futuro dei giovani, l’emarginazione dei nostri poveri, le problematiche legate al lavoro e le incertezze che turbano i nuclei familiari. Per l’occasione desidero annunciare che quest’anno le offerte raccolte durante la Quaresima di Carità andranno a costituire parte di un fondo per le famiglie in difficoltà toccate dalla crisi economica che sarà completato con una quota degli stanziamenti diocesani dell’8 per mille e da una parte del fondo che il Vescovo utilizza per la sua carità personale.In questo decennio ho potuto anche sperimentare i segni di speranza che il Signore alimenta nella diocesi: dall’impegno delle famiglie all’attenzione amorevole ai malati o agli infermi, dal fermento nel mondo giovanile alla vitalità delle nostre parrocchie, dal prezioso servizio di sacerdoti, religiosi, religiose e diaconi agli anziani che mantengono viva una devozione popolare che rappresenta le radici cristiane della nostra terra.Dal 1999 ad oggi è cambiata la nostra comunità ecclesiale. Basti pensare al numero di sacerdoti in questo angolo di Toscana. Quando sono giunto, i presbiteri erano 275; adesso sono 215. In questo decennio ho celebrato 90 funerali di preti a fronte di 17 nuovi ordinati. La situazione non è facile. Affidiamoci al Signore perché mandi nuovi sacerdoti nella nostra Chiesa e preghiamo perché le menti e i cuori dei giovani ma anche degli adulti siano toccati dalla voce di Dio che li invita a seguirlo con tutto sé stessi. La società di oggi non favorisce l’ascolto della chiamata di Cristo. Ma non dobbiamo scoraggiarci: le comunità parrocchiali promuovano occasioni di discernimento e anche le famiglie siano terreno fertile in cui possano germogliare le vocazioni al sacerdozio.Dinanzi alla costante riduzione del clero, occorre pensare a quale sarà il volto della nostra Chiesa fra pochi anni. E’ vero che la messe è molta e gli operai sono pochi, ma è altrettanto vero che sta prendendo corpo un laicato chiamato a compiti sempre più importanti. Sicuramente si dovrà procedere a una revisione delle parrocchie. Non tutte le comunità potranno contare sulla presenza fissa di un sacerdote. Un’esperienza che permette di dare nuovo slancio alla vita ecclesiale è quella delle aree pastorali che in alcune zone sta già prendendo corpo: penso a Capolona-Subbiano o a Pergine Valdarno-Pieve a Presciano-Montalto dove uno o più sacerdoti svolgono il loro ministero in più parrocchie sostenuti dai carismi dei diaconi e dei laici.Questo percorso permette di superare l’idea di una parrocchia autosufficiente dove si richiedono molti servizi religiosi e che assorbe totalmente il singolo prete. E’ opportuno, quindi, cambiare mentalità pensando a uno spazio pastorale più ampio che superi i confini della parrocchia e che raccolga un territorio omogeneo nel quale è più facile interpretare la complessità dei bisogni e svolgere un’adeguata azione pastorale. La missionarietà delle parrocchie è legata anche alla capacità di procedere nella logica dell’integrazione fra sacerdoti, religiosi e laici che non risponde soltanto al problema della diminuzione dei sacerdoti, ma introduce un nuovo stile di fare pastorale: lo stile della comunione.In ogni modo l’assottigliarsi delle energie e delle risorse pastorali può essere letto anche come un appello dello Spirito che invita la comunità a ripensare profondamente la propria esperienza cristiana. In questo senso bisogna accelerare l’ora dei laici. Non soltanto per affrontare il futuro, ma perché senza un loro apporto attivo è impossibile che avvenga quel mirabile scambio fra la vita e il fermento del Vangelo.In quest’ottica il laico non può essere considerato un mero esecutore e neppure deve passare la mentalità che sia la copia sbiadita del sacerdote. Invece esso è chiamato a farsi nuovo protagonista della vita ecclesiale e ad esigere spazi di corresponsabilità, di condivisione e di forza profetica. Questo è quanto indicato dal quarto Convegno ecclesiale nazionale svoltosi a Verona nel 2006 perché ogni Chiesa possa rendere visibile il suo «sì» a Cristo, speranza del mondo.Carissimi fratelli e sorelle, in questi giorni e particolarmente il 15 febbraio prossimo, migliaia di noi si rivolgeranno alla Madre di Dio, invocata ad Arezzo col titolo di Madonna del Conforto, sostando in preghiera dinanzi alla venerata immagine che si conserva nella nostra Cattedrale, partecipando alla Messa, accostandosi ai sacramenti e, in particolare, all’Eucaristia e alla Confessione. Presenteremo a Maria le difficoltà, i dubbi, le disperazioni, ma anche le nostre gioie e i propositi di vita cristiana. Affidiamoci a Lei con fiducia e invochiamoLa anche di fronte agli attacchi alla vita che in questi giorni si stanno intensificando. Penso agli aborti il cui numero resta elevato e penso ad Eluana Englaro che rischia di essere vittima dell’eutanasia. Anche nel nostro territorio la comunità ecclesiale e civile faccia sentire la sua voce perché la cultura della vita sia sempre difesa e promossa. Gualtiero BassettiVescovo