Italia
Accattonaggio: a Firenze, Pisa e Perugia 484 persone, di cui 360 maschi e 124 femmine
«Supportare le vittime di tratta legata all’accattonaggio forzato non basta, occorre al più presto un piano europeo specifico che aumenti la conoscenza del fenomeno e la consapevolezza dei cittadini riguardo a questo tema». Lo ha detto il coordinatore generale del progetto europeo «Il terzo settore contro l’accattonaggio forzato», Stefano Carboni, nel corso della conferenza finale che si è tenuta oggi a Roma.
Il progetto, promosso dal Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) in collaborazione con il Tampep onlus, l’Eapn Portugal, Anti Poverty International Center (Apic) – Eapn Bulgaria, Nobody’s Children Foundation (Polonia) e Aras (Romania), ha permesso di sviluppare una ricerca sul fenomeno dell’accattonaggio in ogni Paese.
Per l’Italia l’indagine si è concentrata sui comuni di Firenze, Pisa e Perugia e sono state censite, in totale, 484 persone, di cui 360 maschi e 124 femmine. Stando alle cifre, la maggior parte delle persone incontrate opera nelle strade del centro città (45%), ma larga parte dei mendicanti si trova anche nelle strade periferiche (23%), in luoghi di transito (10,74%), nei centri commerciali e nei supermercati (9,5%), nei luoghi di culto (3,30%) e nei ristoranti e bar (3,20%).
All’azione di ricerca è seguita poi la sperimentazione di alcuni interventi in favore delle persone dedite all’accattonaggio, con l’esecuzione di interventi direttamente in strada: «Per adesso abbiamo aperto dei tavoli specifici sul fenomeno soltanto con alcune città italiane – ha spiegato Carboni – ma il nostro obiettivo è organizzare un percorso di formazione con gli operatori di tutta Italia».
«La nostra società sembra sempre più interessata a combattere i poveri più che la povertà. Si sente parlare ogni giorno di temi come l’accoglienza e l’immigrazione, ma quasi mai si discute veramente della centralità della persona». Lo ha detto in apertura della Conferenza don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), associazione di promozione sociale cui aderiscono circa 250 organizzazioni italiane, fra cooperative sociali, associazioni di volontariato ed enti religiosi. Impegnata da oltre vent’anni sul fronte delle tossicodipendenze, del disagio giovanile e della povertà, il Cnca si fa carico ogni anno di 4 mila nuclei familiari e più di 45 mila persone. «Il fenomeno dell’accattonaggio – ha aggiunto don Zappolini – è molto sottovalutato e appare in forte crescita. Il problema è che mancano ricerche adeguate sia a livello nazionale che internazionale, perché in molti continuano a pensare che l’emergenza riguardi solo gli stranieri e non gli italiani. Niente di più falso».
«L’accattonaggio è un fenomeno molto complesso e delicato, collegato spesso anche a casi di sfruttamento e di tratta, e non può essere affrontato soltanto con slogan o dichiarazioni banali. È arrivato il momento di avviare una profonda riflessione perché questo tema rappresenta un’emergenza non solo per il nostro Paese, ma per tutta l’Unione europea», ha dichiarato Isabella Mastropasqua, membro del dipartimento per la Giustizia minorile, durante la conferenza finale del progetto «Il Terzo settore contro l’accattonaggio forzato». Nel corso dell’evento sono stati presentati i numeri della ricerca sul fenomeno, realizzata nei cinque paesi europei coinvolti, e i vari relatori hanno avanzato una serie di proposte strutturali per contrastare il fenomeno. «La maggior parte di queste persone – ha aggiunto Mastropasqua – arriva in Italia con un percorso migratorio lungo e faticoso, e spesso viene sottoposta a un forte stress psicologico dovuto a violenze e soprusi. Le nostre forze dell’ordine, inoltre, non sono adeguatamente preparate e formate per affrontare l’accoglienza, e troppo spesso vengono lasciate sole a dover svolgere questo difficile compito».
«Per la costruzione di nuove politiche sulla tratta degli esseri umani è necessaria una seria riflessione sul tema dell’accoglienza. L’agenda europea sull’immigrazione ha fatto troppo poco fin qui, e il nostro Paese si trova così ad essere quello maggiormente esposto al fenomeno dell’immigrazione. Occorre, allora, organizzare un forum europeo contro la tratta degli esseri umani, soprattutto di maschi stranieri, tramite l’accattonaggio». Così Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione e tratta della Caritas Italiana, intervenuto stamane alla conferenza. «Oggi – ha proseguito Forti – è sempre più necessario aumentare e sensibilizzare non solo l’opinione pubblica, ma soprattutto i soggetti istituzionali e quelli del privato sociale sul fenomeno della tratta di esseri umani a scopo di accattonaggio forzato. Questo diventa possibile soltanto mediante un’acquisizione mirata di dati e informazioni che permettano di sperimentare azioni finalizzate al contrasto del fenomeno e al supporto alle vittime».