Vita Chiesa

Ac, torna il progetto cittadinanza

A Camaldoli e Arezzo due giorni di convegni«Edificare la casa comune: vivere la Costituzione, vivere il Concilio». È questo il tema scelto per il quinto appuntamento del «Progetto Cittadinanza», il percorso promosso dalla Delegazione regionale di Azione Cattolica con il sostegno della Cet. L’incontro si svolgerà in due appuntamenti: il Seminario di studio di sabato 24 marzo a Camaldoli e il Colloquio pubblico di domenica 25 marzo ad Arezzo. A Camaldoli ci saranno, la mattina, gli interventi di Franco Vaccari, Emanuele Rossi, Leonardo Bianchi, Erio Castellucci, Roberto De Vita, Paolo Nepi. Nel pomeriggio, laboratori tematici e assemblea. La sera, un incontro con i monaci camaldolesi. Domenica 25, la mattina nell’auditorium della Borsa Merci di Arezzo le relazioni di padre Innocenzo Gargano, Luigi Alici e Oscar Luigi Scalfaro. Alle 12,45 la Messa nella pieve di Santa Maria, presieduta dal vescovo Gualtiero Bassetti; dalle 15, i laboratori nel Seminario e alle 16,30 l’assemblea conclusiva nella basilica di San Domenico, con sintesi dei lavori e visita al Crocifisso di Cimabue. di Giulio ConticelliPuò la Toscana, con le sue esperienze civili ed ecclesiali, offrire delle indicazioni proprie al dibattito che oggi è così vivacemente aperto nei mass-media riguardo al «vivere insieme» ed al «credere insieme»?

Sembra questa la domanda sottesa al Progetto Cittadinanza dell’Azione Cattolica della Toscana per cui riunirà i delegati ad Arezzo, domenica 25 marzo, dopo il Seminario di Studio del precedente sabato 24 marzo a Camaldoli. Infatti il tema: «Edificare la casa comune. Vivere la Costituzione. Vivere il Concilio» non è un tema generico ed evasivo rispetto ai problemi attualissimi che ci coinvolgono riguardo alla vita del lavoro, alla vita familiare, alla formazione dei giovani, ai bisogni dei più fragili, all’aspirazione alla pace di tutti e per tutti, e nemmeno sfuggente rispetto alle risposte che in modo specifico i cristiani possono e devono dare.

L’Azione Cattolica ricerca, con il Progetto Cittadinanza, un metodo, vuole «attrezzare» i propri associati ad una presenza consapevole: in primo luogo con la capacità di distinzione degli ambiti diversi di presenza del cristiano, quali sono quello civile e quello ecclesiale. «Vivere la Costituzione. Vivere il Concilio» indica infatti la densità propria di questi campi di esperienza. In secondo luogo si deve attivare la capacità di cogliere l’unità concreta nell’esperienze di vita delle persone e delle comunità, che scaturisce per la permeabilità, per l’influenza reciproca, per la porosità tra i momenti di vita di ogni persona, credente e cittadino.

L’immagine «Edificare la casa comune» che guida il Colloquio regionale di Arezzo con i contributi del Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Luigi Alici e il Presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, è in fondo la ricerca di punti di osservazione e di azione avanzati, dai quali scorgere la concretezza di vita delle persone oggi, nella nostra regione, nelle Chiese toscane ed in Italia, con i loro bisogni e con il servizio che è possibile rendere, in modo personale ed in modo associato, come Azione Cattolica.Entrambi gli ambiti, quello civile identificato nella Costituzione e quello ecclesiale identificato nel Concilio, saranno colti nel dinamismo di apertura alle novità che si prospettano dinanzi a noi.

Quella Costituzione è ancora forte e valida per tutti coloro che stanno immigrando nel nostro paese, con cui conviveremo sempre più frequentemente e potrà essere assimilata, condivisa come tavola comune sulla quale sono posti dei beni morali, dei valori di riferimento che tutti possono comprendere e partecipare? La domanda non sarà retorica, ma sarà provocatoria dinanzi all’apparire delle tante culture che attraversano ormai la nostra vita sociale, anche nella nostra regione, per cui è sufficiente pensare alla composizione delle classi delle nostre scuole, ai problemi di condivisione di beni quali la casa, i servizi sanitari ed il lavoro, e per cui scopriamo che tutti siamo davvero messi in questione, quotidianamente, da queste trasformazioni multiculturali.

Il Concilio Vaticano II è ancora un punto di riferimento per la nostra presenza ecclesiale quotidiana, per l’esigenze di annunciare il Vangelo a giovani che vivono in un mondo veramente trasformato rispetto a 50 anni fa, per costruire dimensioni di vita ecclesiali aperte, in un territorio in cui i movimenti delle persone sono così accelerati, nel lasso di una giornata, di una settimana o di un anno, che sembrano tutte in equilibrio sempre instabile?

Esplorare il vissuto del nostro tessuto sociale ed ecclesiale, con questa bifocalità, della Costituzione e del Concilio, è riuscire a vedere le cose, quelle vicine e quelle lontane, dando a ciascuna di esse la sua profondità che fa riferimento però all’unità dello sguardo. Una concezione cristiana che sappia valutare l’oggi ed il futuro, richiede questa bifocalità per guardare davanti, ponendo in modo ben saldo i piedi sul patrimonio che ci è stato lasciato nella cultura toscana da coloro che pensarono cristianamente la Costituzione, come La Pira, Gronchi, Cappugi e dai tanti Vescovi toscani, Padri Conciliari o attuatori del Concilio, quali Guano, Bartoletti, Florit, e poi Agresti e Vivaldo con un esperienza davvero di «babbi della fede» in terra toscana, da ricomprendere perché in fondo la Chiesa è sempre «conciliare» e non esiste un «post-concilio», se non per un sociologico riduttivismo interpretativo. Ogni comunità ecclesiale infatti vive e affronta il futuro con il Vangelo e con la forza dei Concili: è difficile pensarsi cristiani senza il patrimonio dei primi cinque Concili della Chiesa indivisa ed è difficile pensarsi cristiani dinanzi alle sfide multiculturali di oggi, anche con il suo pluralismo religioso, senza la forza spirituale del Vaticano II.

Quella Costituzione, con i suoi valori etico-civili da condividere, che La Pira definiva «strutturalmente cristiana», e tutto il Vaticano II sono una ricerca appassionata della dignità della persona umana: gli ambiti, metodologicamente distinti, si ritrovano poi in unità nelle storie quotidiane di ciascuno e nella concretezza della vita delle comunità. Il Convegno di Arezzo sarà il richiamo all’esigenza di partecipare ad una vita associata dove la persona sia sempre la pietra fondante, il paradigma primo di ogni giudizio e di ogni progetto e richiamo all’esigenza di partecipare il mistero della Chiesa, riscoprendo l’universalità della chiamata cristiana di ogni uomo, direttamente o indirettamente, come ci ha sollecitato il Vaticano II. Questa universalità, questa dimensione dell’«ecumene» propria della vita del credente e della Chiesa, sembra rinnovata dalle provocazioni storiche che viviamo anche nella terra toscana: pluralità di culture, pluralità di religioni, come da tempo non si aveva memoria, pluralità di etnie, con i rischi anche di deflagrazioni, per cui il messaggio cristiano sembra ancora più atteso nella sua «ecumenicità».

L’Azione Cattolica ad Arezzo cercherà di riscoprire la sua missione di movimento di laici, i quali, come diceva La Pira, «sono la voce più immediata, per così dire, della vita dei popoli»: i laici ricercheranno per le Chiese della Toscana spazi nuovi di impegno in una regione che deve far fruttificare i talenti numerosi ricevuti. La Toscana è terra nella quale la radicale uguaglianza umana, sempre e per tutti, è scaturita da una plurisecolare comunanza di lingua, senza dialetto, tra ricchi e poveri, tra padroni e contadini, sentimento profondo partecipato, ben prima delle politiche dichiarazioni illuministiche. Oggi ci troviamo a dover reinterpretare e difendere questi valori di uguaglianza proprio dinanzi alla complessità delle nuove tante lingue e culture delle migrazioni: ed è una grande sfida. La vita ecclesiale è stata segnata da figure esemplari di vescovi e di sacerdoti, davvero «babbi della fede», come Elia dalla Costa, don Milani, don Zeno Saltini e don Divo Barsotti, che hanno testimoniato che la Chiesa è sempre in movimento: anche quando ci sono pietre antiche di chiese, che punteggiano il nostro paesaggio toscano, la Chiesa è sempre una «tenda» che segue gli uomini che si muovono, come ben è riuscito Giovanni Michelucci a rappresentarci nella sua architettura della Chiesa dell’Autostrada del Sole, una Chiesa dello spirito del Concilio.

Mario Luzi ci ha fatto intuire, con i suoi versi quest’unità della vita cristiana, e tutta umana, che si ricompone: Tutti noi attendiamo / l’avvento della luce / che ci unifica e ci assolve.

A Camaldoli e ad Arezzo, per questo, l’Azione Cattolica toscana si ritroverà a ragionare e a pregare.