Vita Chiesa
Ac, cristiani responsabili per diventare buoni cittadini
Come procede l’Azione Cattolica nel ricambio dei responsabili?
«Noi usiamo dire che in Azione Cattolica tutti sono responsabili, perfino i ragazzi dell’ACR che sono responsabili del personale cammino di formazione e del buon andamento del loro gruppo. Tuttavia l’Associazione ha bisogno anche di persone che assumano un incarico ben preciso, finalizzato al buon funzionamento di una realtà che ha nell’unitarietà una delle sue principali caratteristiche».
Come avviene il ricambio dei dirigenti?
«Il metodo scelto dal Nuovo Statuto del 1969 è il metodo democratico. Per gli incarichi apicali vi sono delle candidature, sulle quali, a seconda del livello, possono esprimersi sia direttamente i singoli aderenti sia i Consigli eletti. Certo la democrazia, trattandosi di un’associazione ecclesiale caratterizzata dalla “scelta religiosa”, non può essere esercitata con una procedura democratica di tipo puramente politico-rappresentativo. La procedura democratica è “sorvegliata” da un discernimento di carattere ecclesiale, esercitato all’interno di un’autentica dinamica di corresponsabilità tra laici, sacerdoti e vescovi. E le nomine dei dirigenti, ad opera degli stessi vescovi, garantiscono che le persone elette abbiano alcune caratteristiche che non siano in contrasto con la natura ecclesiale dell’associazione».
In Toscana l’Azione Cattolica promuove annualmente l’iniziativa «Progetto cittadinanza»: il prossimo appuntamento è per domenica 23 marzo. Come nasce questa iniziativa?
«Il progetto risponde all’esigenza di far comprendere agli aderenti, ma non solo, che l’Azione Cattolica è interessata anche alle vicende della vita sociale e politica. Pur non essendo un soggetto politico, come lo sono i partiti, in Azione Cattolica avvertiamo il bisogno di condividere con tutti gli altri cittadini la comune appartenenza alla stessa realtà sociale. Questo è il significato del Progetto cittadinanza, giunto quest’anno alla dodicesima edizione»
Il tema di quest’anno è «Insieme per ….».
«Abbiamo scelto questo tema per riflettere sulle derive individualistiche della società del facile consumismo, che ha dato luogo ad un mondo di soggetti atomizzati senza autentiche relazioni. La crisi dei legami sociali significativi, e delle “reti di appartenenza” (su questi argomenti ha detto cose molto interessanti Ralf Dahrendorf), che ha ridotto a fragile consumismo perfino il mondo dei sentimenti e degli affetti, richiede oggi di essere ripensato. D’altronde l’individualismo trionfalistico sta cedendo spesso il passo ad un individualismo triste e malinconico, con tratti di impensabile violenza, non solo verso gli altri ma non di rado in versione autodistruttiva».
Occorre pertanto riproporre un diverso modo di stare insieme….
«L’essere umano ha un insopprimibile bisogno di relazione, o meglio ancora un inesauribile desiderio di relazione. Mentre negli animali questo bisogno viene soddisfatto in maniera istintuale, e quindi meccanica, le persone lo realizzano attraverso scelte libere e responsabili. E qui sta il problema…»
In che senso?
«Nel senso che la libertà è un grande valore ma anche un rischio. Si può stare insieme anche per fini moralmente malvagi. Perfino i banditi stanno insieme e stabiliscono stretti vincoli di relazione, ma la finalità delle loro azioni è volta, anziché alla costruzione di una buona convivenza civile, a egoistici interessi di parte. Si può anche stare insieme banalmente, nel vano tentativo di riempire un vuoto esistenziale, vedi alcuni personaggi del film La Grande bellezza».
E quindi…
«E quindi occorre imparare l’arte, direbbe Papa Francesco, di stare insieme costruendo buone relazioni volte alla realizzazione di una Cittadinanza in cui tutti si sentano uniti da rapporti di amichevole reciprocità. Possiamo anche dire, rivalutando uno dei grandi temi della Rivoluzione francese, di fraternità. Nel “Progetto cittadinanza/2014” abbiamo infatti coniugato lo “stare insieme” con altri verbi: associarsi, ovvero costruire con altri uno stare insieme organico e permanente; costruire, ovvero impiegare la libertà per un progetto condiviso con altri; servire, ovvero sostituire la logica perversa del potere/dominio con quella umile ma fecondissima del potere/servizio».