(L’Aquila) Un invito a leggere la propria vita e, soprattutto, la sofferenza di questi momenti, alla luce della Croce non dimenticandosi mai come Cristo ci insegni che il dolore e la passione siano preludio alla resurrezione. Sono queste le parole con cui mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo de L’Aquila, ha accolto al campo di Piazza D’Armi, la Croce della GMG che sabato pomeriggio ha iniziato il suo pellegrinaggio tra i giovani d’Abruzzo. Un cammino che continuerà fino a domani quando la Croce sarà portata al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, a Isola del Gran Sasso, per la chiusura dell’Agorà dei giovani della Regione ecclesiastica abruzzese-molisana. La Croce è stata portata a L’Aquila da una delegazione di giovani appartenenti al Centro giovanile internazione San Lorenzo (a cui Papa Giovanni Paolo II la affidò nel 1984), all’Emmanuel School of Mission, alla diocesi di Roma Centro e al Pontificio Consiglio per i Laici – Fondazione Giovanni Paolo II per i giovani. In via del tutto eccezionale ha spiegato Padre Eric Jacquinet, capo delegazione – è stata portata a L’Aquila la croce originale, quella consegnata al Centro nel 1984 con l’invito a portala nel mondo come segno dell’Amore di Cristo. Nel 1996, infatti, a causa del logorio degli anni e dei viaggi la Croce danneggiata era stata sostituita con una copia mentre l’originale veniva posta nella sede del Centro San Lorenzo a Roma.Un pellegrinaggio di speranza l’ha definito Padre Eric Jacquinet, del Centro San Lorenzo, che rivolgendosi ai giovani ha spiegato: siamo qui a chiedere al Signore una speranza nuova per i giovani aquilani ma anche per tutti noi, perché questo possa essere l’inizio di una vita nuova. Da questo luogo, divenuto uno dei simboli della tragedia del terremoto, i giovani con in testa il caschetto e la Croce sulla spalle si sono messi in marcia, lungo via XX Settembre, verso il campo di Piazza d’Armi. Un momento di comunione tra giovani provenienti da differenti città e nazioni – nel gruppo anche giovani da Austria, Francia e Rwanda ma anche un’occasione di incontro per gli stessi aquilani molti dei quali non si vedevano dalla notte del 6 aprile. Altri, invece, non hanno potuto partecipare perché sfollati sulla costa o in altre regioni. In questo momento potremmo pensare ha spiegato don Dino Ingrao, responsabile diocesano della Pastorale Giovanile che questa sia una croce di troppo, di cui non abbiamo bisogno perché dal 6 aprile la portiamo già con noi tutti i giorni. Vi dico che non è così perché la Croce non viene ad appesantirci di ulteriore dolore o fatica ma a darci la fiducia e il coraggio di cui abbiamo bisogno oggi più che mai.La Croce della GMG è arrivata nel campo di Piazza d’Armi, la prima tendopoli visitata, nel tardo pomeriggio di sabato portata dai giovani aquilani e dalla delegazione del Centro San Lorenzo proveniente da Roma. Ad accoglierla all’ingresso della più grande delle 170 tendopoli presenti nell’aquilano, era un gruppo di persone tra cui molti volontari. Alcuni giovani del campo hanno ricevuto la Croce portandola fino alla cappella allestita nel cuore della tendopoli dai frati cappuccini. Come si fa a parlare di Croce in una tendopoli ha detto il celebrante di fronte a persone che hanno perso tutto. L’unica cosa che possiamo fare è rimanere in silenzio a stare sotto la croce come Maria e Giovanni. Senza scappare, senza avere paura ma stando lì a codividere la passione, preludio alla risurrezione. La Croce ha proseguito poi la sua marcia tra le tende fino alla fine del campo dove nel tendone utilizzato come scuola e chiesa è stata celebrata la messa. La giornata si è chiusa con la veglia di Pentecoste, organizzata dalla pastorale giovanile diocesana e dai frati cappuccini. L’incontro si è concluso con un gesto: tutti i presenti si sono avvicinanti alla Croce poggiando per alcuni secondi la testa sul legno, come hanno fatto in questi 25 anni milioni di giovani sparsi nei cinque continenti.Sir