Pisa

Aboud, presto la nuova sala della comunità

Un centro polivalente per favorire lo scambio tra popoli di religione diversa. Nascerà presto ad Aboud, uno dei piccoli centri che sorgono nelle vicinanze del muro che gli israeliani stanno costruendo per dividere Israele dai territori attualmente sotto il controllo dell’Autorità palestinese. Una zona che fino alla «guerra dei sei giorni», nel 1967, era interna ai confini giordani e che ora è un «territorio occupato» della Cisgiordania, con un’amministrazione mista israelo-palestinese.Aboud è un’enclave cristiana in un territorio – il circondario di Ramallah – i cui abitanti sono per la quasi totalità musulmani. Metà dei 2.200 abitanti del paese sono infatti cristiani, e finora erano costretti ad organizzare le loro attività in una piccola sala chiaramente insufficiente ad accogliere tutti.La nostra diocesi sostiene la proposta del parroco di Aboud di riadattare e ampliare un locale appartenente alla locale parrocchia, intitolata ad «Our Lady Mother of Sorrows». La realizzazione del centro polivalente nella parrocchia palestinese è stata infatti proposta come «dono sociale» che la nostra diocesi farà al nostro arcivescovo per i suoi venti anni di presenza a Pisa. A questo e alla realizzazione di servizi per i poveri andranno i proventi della colletta di Quaresima (fino al 3 maggio erano stati raccolti più di 22mila euro).Abuna Firas Aridah, trentun anni, sacerdote dal 2001, è parroco di quella comunità.Come procedono i lavori del centro polifunzionale?«Come spero si possa capire dalle foto, che abbiamo scattato il 27 aprile, i lavori stanno procedendo a ritmo spedito. Se non ci saranno intoppi dovrebbe essere tutto pronto per il 15 luglio». Quanto denaro è ancora necessario per concludere i lavori?«Per la precisione si tratta di 36.738 dollari per terminare gli esterni e altri 56.972 dollari per l’impiantistica e gli arredi. In totale servono ancora 93.710 dollari, pari a circa 74.000 euro». Chi sono i progettisti e gli esecutori?«L’ufficio PDD (Programme develpment department) del Patriarcato Latino ha gestito la fase progettuale ed esecutiva dei vari aspetti del progetto e si è impegnato moltissimo per impiegare il maggior numero possibile di lavoratori e fornitori dell’area di Aboud. È così riuscito a raggiungere l’obiettivo di mantenere bassi i costi e nello stesso tempo di assicurarsi che i lavori fossero realizzati nel miglior modo possibile. L’ufficio del Patriarcato ha anche provveduto a fornire alle ditte subappaltatrici più piccole i macchinari pesanti di cui avevano bisogno».Come sarà utilizzata la nuova struttura?«Vi saranno organizzate feste e matrimoni; in questi tre anni eravamo costretti a celebrare le nostre feste per le strade, considerato che oltretutto non era possibile spostarsi fino a Ramallah. Vi festeggeremo poi il Natale, la Pasqua, e la utilizzeremo come luogo dove scambiarci le condoglianze dopo i funerali. Un’altra destinazione importantissima della struttura sarà quella di luogo d’incontro con i musulmani. Naturalmente il centro ospiterà anche tutte le nostre attività parrocchiali, a partire dagli incontri con il Patriarca, e poi i seminari sanitari destinati alle donne, e gli incontri tra i giovani, che arriveranno anche dai paesi vicini».Il centro vi aiuterà a convivere in pace con i fedeli delle altre religioni che vivono nel vostro paese?«Ad Aboud non vi sono problemi di convivenza. Viviamo senza problemi con i musulmani. Per fare un esempio tra i tanti, a Pasqua quaranta musulmani sono venuti a farci gli auguri. Il problema della Palestina è un problema politico, non una questione religiosa».