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ABORTO TERAPEUTICO: ROMANO (MPV), «UNA CULTURA EUGENETICA E IRRISPETTOSA DELLA DIGNITÀ DELL’ESSERE UMANO»

“Nella nostra società si avverte sempre più una mentalità produttivistica, alla luce della quale il figlio deve essere perfettamente sano, indenne quindi da qualsiasi tipo di patologia o disabilità; una cultura selettiva, eugenetica, intrinsecamente irrispettosa della dignità di ogni essere umano al di là ed oltre il suo stato di salute o di malattia”. Così Lucio Romano, ginecologo (Università di Napoli)e vicepresidente nazionale del Movimento per la vita, commenta al SIR la vicenda del bambino che, nato dopo un aborto terapeutico praticato alla 22ª settimana di gestazione per una sospetta malformazione allo stomaco nell’ospedale fiorentino di Careggi, pur essendo venuto alla luce privo di anomalie, è morto questa mattina a causa dell’eccessiva “immaturità”. Artresia esofagea: si chiama così la presunta malformazione che consiste, spiega Romano, “nella mancata divisione dell’intestino, che avviene verso la quarta settimana di gravidanza, e in seguito alla quale la porzione anteriore forma la trachea e la porzione posteriore l’esofago”.

Una patologia, spiega ancora Romano, che comporta “l’assenza totale di esofago, o la comunicazione tra esofago e trachea”, è presente “in circa tre neonati su 10mila” e sulla quale “la correttezza diagnostica è possibile solo dopo la 24ª settimana di gravidanza”. Di qui, “in caso di sospetto, l’importanza di ripetere i controlli ecografici per la certezza della diagnosi” e di “dare un’informazione chiara e completa alla coppia di genitori sull’eventuale patologia rilevata, ma anche sui possibili percorsi assistenziali (terapie e correzioni chirurgiche)”. “In una donna che viene informata di una malformazione del feto che porta in grembo, reale o sospetta, – spiega ancora il ginecologo – si sviluppa uno stato di panico che innestandosi in una cultura fortemente soppressiva nei confronti della disabilità, spesso conduce, purtroppo, a queste scelte”. Una cultura che, “pur paludandosi di progresso scientifico, è sottile espressione della legge del più forte che prevale sul più debole”. Per il vicepresidente Mpv “una società che non accoglie il disabile o il malato è una società illiberale e antidemocratica”, e “il problema non è la legge 194, la sua attuazione completa o parziale, la sua eventuale violazione, ma piuttosto l’approccio etico e culturale a queste tematiche”.Sir

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