Lettere in redazione
Abbonamenti ferroviari, un aumento non equo
Nei giorni scorsi mi sono recata come di consueto, all’inizio del mese, alla biglietteria della stazione ferroviaria della mia città per rinnovare l’abbonamento da pendolare che usa il treno ogni giorno per andare a lavoro. Con mia grande sorpresa ho scoperto che nonostante i ripetuti aumenti che avevo già subito nei mesi scorsi, da novembre il costo è aumentato di un balzo del 20%. Mi hanno anche spiegato che se avessi avuto una dichiarazione Isee con un reddito inferiore a 36 mila euro non avrei pagato questo aumento. Giusto andare incontro alle fasce più deboli, ma mi sembra un aumento spropositato (a fronte anche di un servizio che lascia molto a desiderare) e che gli aumenti – se proprio necessari – non siano stati distribuiti in modo equo. Infatti basta un euro in più o in meno rispetto al limite Isee per pagare o non pagare questo balzello in più. E la progressività dove finisce?
Forse le era sfuggito, ma di questi aumenti e del criterio usato per esentare una parte dei pendolari avevamo già parlato sul settimanale e con toni fortemente critici. Bisogna riconoscere che negli ultimi anni sono stati tagliati diversi milioni dal fondo regionale per il piano dei trasporti: 170 milioni in meno per ferro e gomma, 50 milioni di contributo in meno per il contratto di servizio toscano che lo Stato erogava direttamente a Trenitalia. A fronte di queste cifre una riorganizzazione del servizio e un aumento delle tariffe erano inevitabili. Sul fronte della riorganizzazione non mi sembra sia stato fatto molto. Per quanto riguarda l’aumento tariffario la Regione ha scelto di preservare le fasce più «deboli», individuandole come quelle con un indicatore Isee al di sotto di 36.151,98 euro. Fino a gennaio 2013 è consentito, in alternativa, fare riferimento al reddito familiare Irpef 2011. E, sempre per questi due ultimi mesi, è possibile autocertificare il reddito Isee, mentre in seguito occorrerà la certificazione di un Caaf o dell’Inps.
I tagli del governo al fondo dei trasporti locali hanno riguardato tutta l’Italia, ma solo la Toscana ha scelto questa strada: un aumento del 10% dei biglietti e di un 20% degli abbonamenti a «tariffa ordinaria». Penso anch’io, come la nostra lettrice, che questo sistema non sia del tutto equo. A parità di reddito e di composizione del nucleo familiare può capitare che una famiglia che ha (meritoriamente) qualche risparmio da parte debba subire interamente l’aumento, mentre una più «spendacciona» rientri nella fascia «protetta». E tra avere un Isee da 36.200 euro e uno da 80 mila ci dovrà pur essere una differenza. Per i ticket sanitari la Regione ha introdotto quattro scaglioni (sotto 36.151,98 euro, come per i trasporti; fino a 70 mila; da 70 mila a 100 mila; oltre 100 mila euro): sempre pochi, a mio parere, ma almeno mantengono una qualche idea di progressività.
Claudio Turrini