Opinioni & Commenti
A una donna si chiede come stai e non quanto vuoi
Riaprire le «case chiuse» ed esporre le donne in vetrina: ecco l’ultima trovata di marketing per rilanciare il turismo termale! Al pensiero che un’idea del genere sia stata espressa in seno alla Commissione Sviluppo economico del Consiglio regionale toscano si cade veramente in uno stato di prostrazione.
Pare impossibile, eppure è vero! Chi dovrebbe tutelare la dignità delle persone, specie le più bisognose e fragili, pensa invece di poterle utilizzare, sfruttandone «legalmente» il corpo. I dati sulla prostituzione in Italia ci dicono che donne e uomini sulla strada sono al 97% vittime della Tratta o di organizzazioni malavitose. Persone povere sia di beni che di cultura, per questo facilmente adescate dai loro aguzzini e rese schiave: creature che non stanno facendo «il più antico mestiere del mondo», ma sono violentate per il piacere, nel caso in questione, di «turisti termali».
Bell’idea davvero! Approfittare dell’indigenza altrui – perché, come diceva don Benzi, «nessuna donna nasce prostituta» – e legalizzare lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, che la legge Merlin sanziona come reati, allo scopo di promuovere il turismo e garantire nuove entrate tributarie, col risultato d’incrementare il traffico internazionale di esseri umani! Già il profeta Amos si scagliava contro la cupidigia di chi credeva di poter «comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali» (cf Am 8,6).
Noi che riteniamo di aver raggiunto chissà quale grado di civiltà, non mettiamo forse troppo spesso allo stesso livello il valore di una persona, di un animale, di una cosa? Si può fare business di tutto? Forse dovremmo fare l’esperienza di incontrare quelle giovani che sono sulla strada, di parlare e di pregare con loro e chiedere loro non «Quanto vuoi?», ma «Come stai?». Ci accorgeremmo allora che non sono scarti umani da sfruttare o merce da comprare, ma nostre sorelle da amare.
*Apostola della Consolata