Cultura & Società
A scuola in Toscana rimanendo in Sicilia
di Lorella Pellis
«Tutto, mi è piaciuto tutto, proprio tutto, non avevo mai provato un’emozione così». Jessica ha la voce squillante e il tono di chi sa il fatto suo. In interurbana telefonica dalla provincia di Trapani, per la precisione dall’isola di Marettimo, la più piccola delle Egadi che insieme a Favignana e Levanzo forma l’arcipelago, quella bambina così pimpante e allegra ci comunica tutta la sua gioia perché fra qualche giorno lei e il suo amico isolano Gaspare potranno rincontrare Claudia, Sara, Giulia e gli altri compagni di classe di Firenze.
Come è possibile viene da pensare frequentare la seconda media in Sicilia ed avere compagni di banco in Toscana? In realtà, non solo è possibile, ma la felice esperienza, iniziata lo scorso anno scolastico, sta addirittura per ripartire. E tutto grazie al Progetto «Marinando», una parola (un acronimo, per l’esattezza) che non vuol dire «fare forca» a scuola ma che sta per MARettimo IN Ambiente di appreNDimento Online, un particolare sistema di collegamento telematico fra bambini che si trovano in luoghi diversi.
Linda Guarino, 48 anni, professoressa di inglese, è l’anima e il motore dell’iniziativa, colei che ha presentato il Progetto all’Ufficio quinto del ministero della Pubblica istruzione. Progetto poi accolto e finanziato dai fondi europei, e sostenuto dall’Indire (Istituto nazionale di documentazione per l’innovazione e la ricerca educativa).
«Marettimo si sta spopolando velocemente spiega l’insegnante e da un migliaio di persone di qualche anno fa, attualmente in inverno ci troviamo ad essere poco più di duecento. Le famiglie se ne sono andate perché la scuola non assicurava una continuità didattica, gli insegnanti vengono di malavoglia in un’isola così malservita dal punto di vista degli aliscafi e ogni anno i ragazzini si trovano a cambiare vari docenti. I genitori quindi spesso hanno preso i figli e già per la prima media li hanno portati a Trapani trasferendosi con tutta la famiglia. A Marettimo ci sono solo pluriclassi cioè più bambini di classi diverse all’interno di una sola classe».
Ma l’anno scorso è successo qualcosa che ha dato una sterzata alla situazione. «Dal momento racconta Linda Guarino che i genitori dei due bambini di quinta, Jessica e Gaspare appunto, non potevano abbandonare l’isola (uno è panettiere, uno lavora nella Forestale) abbiamo fatto di tutto per aiutarli ed abbiamo trovato istituti disponibili a misurarsi con un modo di comunicazione particolare e a fare scuola con un sistema del tutto nuovo». Grazie anche all’Indire sono state due le scuole che hanno aderito al Progetto: l’Istituto della «Santissima Annunziata» di Poggio Imperiale a Firenze e la scuola media «Enrico Fermi» di Scandicci.
Collegati in videoconferenza (che permette ai docenti e agli alunni delle due classi di vedersi e parlarsi in tempo reale) con le due scuole toscane e con l’ausilio di una lavagna interattiva multimediale, grazie alla quale è possibile scrivere e commentare in diretta spiegazioni, esercitazioni e verifiche, senza muoversi dalla loro aula i due ragazzi di Marettimo hanno potuto seguire con la «Santissima Annunziata» le lezioni di spagnolo, matematica, musica, tecnica, arte e immagine, con l’«Enrico Fermi» invece hanno fatto settimanalmente incontri nell’ambito della didattica dell’italiano.
«La soddisfazione più grande dice Marco Menicatti, insegnante di matematica e coordinatore del gruppo docenti dell’Educandato della Santissima Annunziata è stato il vedere che, pur non avendo una vicinanza fisica in aula, le lezioni e l’attività erano comunque un’opportunità in più per i ragazzi. Non si è trattato di fare lezione a distanza ma di fare scuola nel senso più globale seguendo anche un importante aspetto di socializzazione. Con questo progetto, che continua anche quest’anno, siamo riusciti ad instaurare un rapporto molto vicino a quello vero fra i compagni di classe».
«L’unica cosa su cui non andiamo d’accordo con i ragazzi toscani dice Jessica è il calcio. Io e Gaspare tifiamo Juve, loro tifano Fiorentina e dicono sempre Alé viola. Pazienza, anche noi dobbiamo avere un po’ di sofferenza!