Vita Chiesa
A scuola di preghiera/4: come pregano ebrei e musulmani
Tra le preghiere più importanti che vengono recitate comunitariamente in Sinagoga vi è una composizione di brani biblici detta Shemà il cui inizio è: «Ascolta Israele, il Signore è nostro Dio, il Signore è uno. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua persona e con tutto il tuo vigore. Queste parole che ti comando oggi saranno sul tuo cuore; le inculcherai ai tuoi figli e ne parlerai con loro, quando stai a casa e quando cammini per la strada, quando ti corichi e quando ti alzi». Lo Shemà, che è più che una preghiera, è una dichiarazione di fede, viene recitato due volte al giorno in Sinagoga e individualmente come preghiera prima di coricarsi.
Dopo lo Shemà la preghiera per definizione è «la preghiera delle 18 benedizioni» nella quale alle benedizioni di lode a Dio seguono richieste collettive: il perdono e la misericordia per i giusti, la fine delle sofferenze e la redenzione, la salute, la pioggia e la rugiada, la ricostruzione di Gerusalemme e il ritorno del regno di David, si conclude con tre benedizioni di ringraziamento che esprimono la speranza nel ritorno a Sion, nella bontà e misericordia divina. Questa preghiera – il cui inizio è il versetto 17 del salmo 51: «Signore apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» che nella Chiesa Cattolica apre la recita della Liturgia delle Ore – viene recitata in tutte le preghiere quotidiane in Sinagoga.
Le preghiere sono recitate all’alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, al tramonto e dopo il calare della notte, in modo tale da scandire il ritmo dell’intera giornata. In ciascuna preghiera si recitano in arabo versetti del Corano.
Dopo ogni celebrazione si può fare la preghiera personale, stendendo le palme unite verso l’alto, in segno di intimità con il Signore.