Arezzo - Cortona - Sansepolcro

A Sansepolcro va in scena l’«altro» Grande Fratello.

«Convidendo». Si chiama così l’esperienza di vita comunitaria proposta per il secondo anno consecutivo ad una classe di scuola superiore di Sansepolcro. Per cinque giorni i ragazzi hanno convissuto sotto lo stesso tetto assieme ad alcuni educatori, professori e a un sacerdote. «L’intuizione pedagogica che sta alla base dell’esperienza – spiegano gli organizzatori – è quella di rendere protagonisti i ragazzi e allo stesso tempo di fargli prendere consapevolezza di essere accolti, custoditi e formati. Nei cinque giorni di convivenza sono stati loro i padroni di casa, e quindi ne sono stati anche i responsabili. Si tratta di un’esperienza di vita comunitaria che affonda le radici nella tradizione secolare della Chiesa ed esprime oggi, in questo contesto culturale, una reale e necessaria pedagogia alla vita relazionale, affettiva e alla conoscenza di Dio». «La Voce» vi propone la testimonianza di Annalisa e Ruben, due partecipanti all’iniziativa.

E’ venerdì sera per i ragazzi della classe IV D del liceo Scientifico «Città di Piero» di Sansepolcro, e la settimana si avvia alla sua solita conclusione: la mattina seguente si sveglieranno alle 7 per andare a scuola, il sabato sera potranno finalmente svagarsi e la domenica concedersi ore di meritato riposo. Ma questa volta non è così: questo venerdì sera segna la fine di un lungo percorso, un cammino che li ha portati a conoscersi e a scoprirsi come un qualcosa di più delle solite persone che ogni giorno si chiudono dietro le porte della stessa aula. La proposta è arrivata, provocante nella sua freschezza e novità, nell’anno scolastico 2009/2010 dal docente di Latino, Luca Novelli: cinque giorni da trascorrere sotto lo stesso tetto, pur portando avanti le proprie attività quotidiane (scuola compresa). Scherzosamente presentata come una nuova versione del «Grande Fratello», il progetto è stato subito accolto con favore dai ragazzi e dalle famiglie. Ma nessuno di loro credeva di poter ricevere tanto da una simile esperienza, né di uscirne così cambiati nello spirito e nell’approccio alla vita. Il progetto biennale ha coinvolto i ragazzi per due volte a distanza di un anno, la prima a gennaio 2010 e la seconda dodici mesi più tardi: da un anno all’altro sono cambiati, cresciuti, si sono ritrovati nuovamente in un «Convivendo» che non aveva nulla di banale o ripetitivo. Il tutto sotto la supervisione di tre grandi accompagnatori, capaci di far apprezzare ai ragazzi ogni momento della loro giornata: lo stesso professor Novelli, don Danilo Costantino della pastorale giovanile e Stefano Polchi della parrocchia della concattedrale di Sansepolcro. Ma tutto è volato via fin troppo velocemente: il venerdì pomeriggio è arrivato, pesante come un macigno, e con esso la consapevolezza che qualcosa di meraviglioso stava per finire.Ruben La parola «Convivendo», dopo un’esperienza biennale, è una sorta di incantesimo che fa apparire immagini di volti, musica e colori. Quando il nostro professore di Latino propose questo progetto alla classe, la prima impressione fu che fosse una specie di «Campeggio estivo scolastico», dormire in grandi cameroni, pasti tutti insieme, ma andare comunque a scuola. Invece è stato qualcosa di più, c’erano degli ingredienti in più per la ricetta di quest’ottimo dolce, uno di quelli che a colpo d’occhio non giudicheresti mai tanto buono, ma nel momento in cui vai a dare il primo morso ti accorgi di tutti i suoi sapori nascosti, così diversi e così perfetti insieme. Frequentare la scuola regolarmente con la consapevolezza che alla fine di quelle sei ore non sarai solo in camera a deprimerti sulla gigantesca mole di compiti, ma condividerai la tua «tristezza» con i tuoi compagni di classe, cercando di rendere più sereno anche lo stress dello studio. «Convivendo» non è una reclusione di una settimana, ognuno andava a svolgere le proprie attività extra-scolastiche come se fosse a casa propria, ma poi ritornava alla foresteria. Lo scopo del progetto è proprio questo: un’esperienza straordinaria nell’ordinario, condividere la tua vita di tutti i giorni per crescere insieme. Sicuramente i momenti più significativi sono stati quelli serali, infatti dopo cena si passava la serata a parlare di alcuni temi molto vicini a noi ed al nostro mondo giovanile. Grazie a tutto questo siamo riusciti a scoprire aspetti l’uno dell’altro che non avremmo mai pensato di poter trovare ed abbiamo costruito dei rapporti umani che vanno oltre quelli di semplici compagni di classe, come ha detto uno di noi: «Siamo entrati come una classe e siamo usciti come una famiglia».Annalisa