Toscana

A San Donnino il «parco della gente»

DI MARCO LAPI

Come abbiamo fatto qualche altra volta, parliamo questa settimana non di Toscana da salvare ma di Toscana salvata. Un piccolo angolo apparentemente di poco conto, a due passi dall’Arno, presso la frazione campigiana di San Donnino, alle porte di Firenze. Apparentemente di poco conto, dicevamo (solo 15 ettari), ma in realtà ricco di significato, sia per i problemi e le contraddizioni che l’area in questione ha vissuto e in parte continua a vivere: l’inquinante inceneritore rimasto attivo dal 1973 al 1986, gli invadenti insediamenti cinesi dei primi anni ’90, una fabbrica chimica dismessa e ancora da bonificare. Questioni di fronte alle quali la discarica a cielo aperto realizzata in un’area precedentemente interessata da escavazioni di rena poteva apparire quasi come il male minore. Invece, grazie alla tenacia degli abitanti, oggi quell’area è stata trasformata in parco: a volerlo e ad autogestirlo in forma di volontariato, infatti, sono stati e sono gli stessi cittadini, pur con il concorso delle istituzioni pubbliche a cominciare dal Comune di Campi Bisenzio. L’inaugurazione, risalente ormai a sette anni fa, è stata resa possibile da una consistente opera di bonifica che ha comportato la rimozione dei rifiuti tossici e nocivi e l’interramento di quelli comuni in un’area successivamente isolata. Nelle aree asciutte sono stati piantati alberi e in quelle lacustri è stato operato un ripopolamento ittico e sono state realizzate isole per la nidificazione e la sosta degli uccelli acquatici, oggi molto numerosi e comprendenti, tra le tante specie, una coppia di meravigliosi cigni neri. 1700 metri di stradelle collegano i vari laghetti e sono inoltre attrezzati con pannelli esplicativi su flora e fauna, aree barbecue e alcuni gazebo. Dappertutto, una pulizia encomiabile: la popolazione «sente» evidentemente il parco come qualcosa di proprio e nessuno lascia in giro cartacce o rifiuti vari.

Il parco di San Donnino (dedicato a Chico Mendes, il sindacalista brasiliano martire della lotta al disboscamento della foresta amazzonica) è stata la prima tappa della «Giornata della salvaguardia del creato» celebrata dalla diocesi fiorentina domenica 16 settembre e proseguita poi con una messa in riva d’Arno officiata da don Giovanni Momigli, parroco del paese e direttore del competente Ufficio diocesano, e con un dibattito sul bene acqua, tema della giornata, cui hanno partecipano il teologo don Stefano Grossi, il segretario dell’Autorità di Bacino dell’Arno Giovanni Menduni e il coordinatore del Cenacolo ecologico toscano Lorenzo Orioli. Una visita breve (guidata dal coordinatore dei volontari Paolo Ceccarelli), ma che per tutti i partecipanti ha rappresentato una piacevolissima sorpresa e la consapevolezza che questa realizzazione rappresenta un po’ la bandiera di un paese che vuole continuare la propria rinascita ambientale. E quando l’attiguo parco dei Renai, in comune di Signa, sarà completato, l’intera area (situata tra l’Arno e il Bisenzio) rappresenterà un vastissimo esempio di parco fluviale attrezzato, a due passi dalla città, raggiungibile già da ora con una pista ciclabile che parte dal parco urbano delle Cascine consentendo a fiorentini e residenti dei dintorni di riapprezzare pienamente il loro fiume, troppo spesso ricordato solo per il rischio alluvione e per le sue non proprio limpidissime acque. Intanto, a San Donnino continuano ad attendere il ripristino della stazione ferroviaria e della passerella pedonale che prima dell’alluvione del 1966, scavalcando l’Arno, la univa alla frazione scandiccese di Badia a Settimo. Sarebbe un’altra tappa del processo di riqualificazione e se tarderà, c’è da scommetterlo, i battaglieri paesani torneranno a far sentire la loro voce.