Si è svolto, dal 14 al 18 luglio, presso il santuario di Santa Margherita a Cortona, il primo ciclo di esercizi spirituali sul tema «La Parola di Dio nella vita del cristiano dell’Ordine francescano secolare», tenuto da padre Vittorio Bellé dell’Ordine dei Frati minori. L’iniziativa è stata proposta dalla Fraternità francescana del santuario.L’appuntamento rivolto in primo luogo agli appartenenti alle fraternità dell’Ordine francescano secolare di Cortona e della Toscana è stato poi aperto a tutti coloro che si sentono vicini alla spiritualità francescana e clariana. Il predicatore padre Bellé e la fraternità di Santa Margherita hanno accolto i partecipanti offrendo a ciascuno la possibilità di vivere un’esperienza di preghiera con gioia e semplicità.Numerosi gli spunti di meditazione proposti da padre Bellé. «Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’avevo mandata». Con queste immagini del profeta Isaia si potrebbe presentare la potenza della Parola di Dio nella vita dell’uomo. È necessario però che l’uomo si lasci nutrire dalla Parola per riuscire a testimoniarla con la propria vita entrando in relazione con Lui.Lo stesso Francesco si è lasciato innamorare di Dio e ha permesso alla sua Parola di rinnovarlo. La vera conversione del Poverello, infatti, nasce dall’incontro a San Damiano con la Parola, compagna irrinunciabile di ogni momento per lui e per i suoi fratelli. Francesco ha capito che non c’è differenza tra la presenza reale del Signore nella Parola e la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, nel momento in cui ci poniamo nella stessa dimensione di ascolto e accoglienza. L’ascolto è l’atteggiamento fondamentale del credente che genera accoglienza e servizio, tradotti nella testimonianza di vita quotidiana.Come in ogni relazione sono però necessari tempo e pazienza. È necessario rileggere, studiare, meditare per poi accogliere la Parola. Dobbiamo imparare a corteggiarla per poi lasciarsi sorprendere da lei e permetterle di cambiare in dolcezza ciò che sembrava amaro. Innamorarsi della Parola ci porta inevitabilmente ad innamorarsi dei fratelli. In definitiva, accogliere la Parola nella vita ci aiuta «a guardare con lucidità e audacia verso il futuro» (frate J. R. Carballo), a non programmare più la propria vita secondo i nostri progetti, ma alla luce della Parola di Dio: occorre «lasciare» per «andare», come Abramo, mettersi in cammino senza sapere dove Dio ci condurrà. Anche nello stile di vita da assumere ci vengono in aiuto Francesco e Chiara. La testimonianza dell’innamoramento di Dio non la si deve esprimere a parole, ma con le piccole e grandi scelte quotidiane: gesti, sorrisi, atteggiamenti che esprimano la nostra fede. «Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi» (Giacomo 1, 21-22).Monica Cardarelli