Livorno

A Roma per conoscerlo

Papa Francesco continua a stupire in questi suoi primi giorni di pontificato. Dopo la sua elezione, abbastanza inattesa, primo papa non europeo, primo a chiamarsi come il santo di Assisi, pioniere in tante altri aspetti, sembra voler mettere da parte formalità e usanze per sentirsi e farsi sentire più prossimo alla gente comune, per incontrare e rendere la Chiesa più amabile attraverso la sua persona. Abbiamo scambiato due chiacchiere con monsignor Giusti per conoscere le sue impressioni, anche in vista del prossimo viaggio a Roma per la Visita ad limina.

È  rimasto stupito dell’elezione di Papa Bergoglio?«Abbastanza, anche se alcuni avevano fatto il nome del card. Bergoglio come uno dei possibili candidati di “mediazione”. Sono invece rimasto sorpreso dal nome, un bel programma di pontificato, vivere da Papa come frate Francesco, una bella sfida per il cardinale Bergoglio e per la Chiesa tutta.È poi evidente che il Papa voglia dare nuova forza all’evangelizzazione, ed essa esige, come afferma il nome che si è imposto, testimoni credibili come lo è stato San Francesco di Assisi. Quali impressioni ha avuto da questi primi giorni del Papa?«In questi primi giorni stiamo vedendo già quale sarà lo stile del suo pontificato: semplice, essenziale, sobrio, senza tante cerimonie, da buon padre di famiglia, da padre della Chiesa appunto. Sembra che l’elemento chiave del suo essere Pontefice sia proprio la semplicità, il suo lato umano. Anche l’approccio con le persone appare proprio naturale, cordiale, come un pastore, un parroco; sarà difficile trattenerlo dall’andare in mezzo alla gente, la gendarmeria vaticana avrà il suo bel da fare per proteggerlo!» Qualcuno ha detto che questo Papa riformerà la Chiesa: c’è davvero da “riformare” la Chiesa? In che senso secondo lei?«La chiesa ha sempre bisogno di essere “riformata”, nel senso che ha la necessità di cambiare continuamente per adattarsi ai tempi. Il Vangelo è “irreformabile”, ma le forme ed il modo con cui viverlo e proporlo all’umanità devono mutare necessariamente per essere comprensibili agli uomini». C’è chi ha detto che Giovanni Paolo II sia stato il Papa della Spes, che Benedetto XVI sia stato quello della Fides e che Francesco sia quello della Caritas, è d’accordo?«Le vedo un po’ riduttive come definizioni: Benedetto XVI ha scritto pagine bellissime di speranza e di carità… certo è che sono stati e sono uomini diversi, per carattere, per formazione, per esperienza e quindi hanno vissuto e vivono il ministero petrino in maniera diversa. Sicuramente le loro sono tre personalità forti e molto belle, da cui trarre significativi insegnamenti. È proprio vero che nei Conclavi c’è lo Spirito Santo che agisce, in modo grande e prorompente!» Il 10 aprile conoscerà personalmente papa Francesco, che cosa si aspetta da questo incontro?«Si, ad aprile avrò modo di incontrarlo e potrò farmi un’idea ancor più precisa del nuovo Papa. Mi aspetto un uomo cordiale così come si è mostrato in questi giorni, capace di ascoltare, di darmi qualche buono consiglio.Mi auguro che con me ci siano tanti livornesi, che mi accompagnino in questo viaggio-pellegrinaggio a Roma, per pregare per il Papa, ma anche per la nostra Diocesi e la nostra città così bisognosa di aiuto, di conforto e di preghiera! Quindi arrivederci a tutti al 10 aprile a Roma da Papa Francesco».