Lettere in redazione
A rischio i benefici culturali della stampa cattolica
Caro direttore, l’abolizione dei contributi alle libere forme di comunicazione sociale (giornali, riviste, e così via) e la contemporanea campagna per la riduzione dei contributi ad enti di ricerca e divulgazione culturale o artistica impongono alcune riflessioni di vera e propria economica politica. Per cominciare le cifre dei contributi, così in forma matematicamente rozza, non rispondono alla realtà finale delle operazioni finanziarie. Motivazione: se detraiamo dai contributi quelle cifre che l’erario statale o quelli locali recuperano subito con imposte o tasse certamente lecite (Irpef su stipendi) o di discussa costituzionalità (Iva e Ici) o più discutibili ancora (Iva su tasse di servizio) si deduce che almeno il cinquanta per cento dei contriubuti tornano nel giro di un anno agli enti erogatori. Per quanto riguarda l’utilità di quei contributi è errato considerare i puri incassi dei giornali o degli enti (teatri e simili) perché nel bilancio bisogna pur mettere il contributo di cultura e arte che se ne ricava, pur lasciando da parte altri contenuti come quelli politici e così via. Tanto per fare un esempio è veramente cospicuo ill beneficio culturale che un settimanale come «Toscana Oggi» ha dato alla cultura toscana, italiana e in certi casi perfino europea. Si pensi, ad esempio, alla capillare riscoperta e divulgazione di tante notizie sulla storia recente e antica della Toscana che in molti casi è storia europea. Quanto sarebbero costate allo Stato queste ricerche se fossero state compiute in ambiente universitario o dalle Soprintendenze? E sarebbe stato possibile raccogliere scoperte od osservazioni compiute a volte casualmente, spesso le più inattese? Quando fu decisa la concessione dei contributi erano ben chiare tutte queste riflessioni fondate su motivazion di corretta economia politica. Certamente bisogna aggiungere che occorre anche una valida opera di divulgazione di questi mezzi di comunicazione. Bisogna fare in modo che settinamali e così via arrivino davvero ai fruitori, cioè alla gente. Per quanto riguarda le riviste e i settinamali cattolici occorre, è chiaro, molta sensibilità anche nella parte finale della «filiera» ossia da parte delle parrocchie, associazioni cattoliche e così via perché siano pronte e tempestive nella divulgazione. Quante parrocchie e associazioni sono abbonate al nostro settimanale? Non voglio la risposta ma chiedo che tutti si pongano la domanda.
Ringraziando l’amico e collega Nereo Liverani, preciso che la questione di cui si parla con grande preoccupazione in questi giorni non sono i cosiddetti contributi per l’editoria (anch’essi a rischio), ma l’abolizione delle agevolazioni postali, che comporta, per una realtà come la nostra, un aumento superiore al 120 per cento, che si traduce in circa 2 mila euro in più ogni settimana per spedire il giornale agli abbonati e in oltre 110 mila euro alla fine di ogni anno se si tiene conto anche delle altre nostre spedizioni (lettere per campagna abbonamenti, libri, ecc.). Rendo pubbliche queste cifre proprio perché sia chiaro il problema a cui andiamo incontro noi di «Toscana Oggi» e con noi tutta la stampa cattolica se non sarà ritirato il decreto entrato in vigore all’inizio d’aprile. Fa dunque bene Liverani a richiamare comunità e associazioni a farsi partecipi delle sorti della propria stampa.