Vita Chiesa
A Prato tra le «figlie» di Santa Caterina
La comunità, negli ultimi anni ha aperto il parlatorio alla Scuola diocesana di teologia, che da novembre a maggio il giovedì sera vi tiene i suoi corsi in Introduzione alla fede. Nella chiesa, sotto l’altare maggiore, è conservato per la venerazione dei fedeli il corpo incorrotto di S. Caterina de’ Ricci, compatrona della città. Il grande sviluppo del monastero si deve alla sua tenacia ed alle sue doti umane: da un disordinato gruppo di casupole sorgerà l’armonioso complesso monastico, ricco di santità, di arte e di storia. Grande mistica, ebbe frequenti contatti con i santi del suo tempo, spesso in maniera miracolosa: S. Filippo Neri, S. Carlo Borromeo, S. Maria Maddalena de’ Pazzi. Gente umile, parenti, amici, principi di Toscana e di altre regioni, vescovi e cardinali, ebbero i suoi consigli e le sue lettere.
Il monastero, visitabile in determinate ricorrenze, ha eleganti forme cinquecentesche e conserva al suo interno pregevoli opere d’arte e importanti testimonianze legate al ricordo di S. Caterina de’ Ricci. Ricordiamo la cella del transito, trasformata in cappella, dove la Santa morì il 2 febbraio 1590; la cappella del Crocifisso, dove avvenne l’abbraccio tra S. Caterina ed il Cristo, il 24 agosto del 1542 – data che le monache ancora oggi ricordano con una suggestiva processione all’interno del monastero, alla quale possono partecipare anche i fedeli. Di particolare interesse anche la ricca cappella delle reliquie, voluta dalla Santa, che ne raccolse quasi trecento. In questo ambiente si conserva, con particolare devozione, un velo da calice, ricamato a punto Assisi, iniziato da S. Caterina e miracolosamente terminato da S. Tecla.
La chiesa fu interamente rifatta tra il 1732 e il 1735 in vista della beatificazione della Santa, avvenuta il 23 novembre 1732 da parte di Clemente XII. Pochi anni dopo, il 29 giugno 1746, Benedetto XIV la elevava agli onori degli altari.
Negli scorsi anni una reliquia di S. Caterina ha lasciato il monastero per «volare» a Cuba ed essere conservata in una chiesa a lei dedicata.
È un piacere incontrare la Madre Priora e le «sue» monache: la gioia di una scelta fatta anni fa e rinnovata ogni giorno traspare dai loro occhi. L’apparente monotonia di giornate scandite dal medesimo ritmo è vinta dall’unione con il Signore Gesù che rende nuove tutte le cose.
Elemento fondamentale nella storia della comunità monastica è la presenza di S. Caterina de’ Ricci, che vi entrò il lunedì di Pentecoste del 1535 e vi trascorse tutta la sua vita, ricca di manifestazione dell’amore di Dio, che si concluse il 2 febbraio del 1590. La Santa non solo arricchì il monastero con la fama della sua santità, ma donna intelligente e forte, nel suo ministero di Priora, seppe ingrandirlo e renderlo idoneo alle necessità della numerosa comunità facendo costruire, tra l’altro, una nuova chiesa, l’attuale coro delle monache che per la sua solenne eleganza merita di essere visitato. Il monastero è rimasto quasi inalterato fino al ‘700, quando in vista della beatificazione della Santa, si pensò di costruire una nuova chiesa, l’attuale, per conservarvi degnamente il corpo della Santa, che incorrotto, riposa in un’urna d’argento sotto l’altare maggiore.
Lucca, da Gemma il fiore della Passione