Prato

A Prato oltre 9mila persone sotto la soglia di povertà

ovemila. Secondo la Caritas diocesana è il numero di coloro che Prato vivono in una condizione di disagio economico. Nel 2013 sono aumentati gli italiani (+14,2%) che si sono rivolti in uno dei 20 Centri d’ascolto presenti sul territorio pratese, mentre sono diminuiti i cittadini stranieri (-8,8%). Questo e altri dati sono contenuti nel «Rapporto sulle povertà 2014», il dossier che ogni anno la Caritas compila e presenta per offrire uno strumento di riflessione alla città.Questo venerdì, 3 ottobre, alle 10 nella sala convegni della Camera di Commercio (via del Romito, 71) è in programma la presentazione del Rapporto. Introduce il vescovo Agostinelli, poi Massimiliano Lotti, referente dell’Osservatorio diocesano sulle povertà, illustrerà i dati e a seguire ci saranno le riflessioni del sociologo Andrea Valzania (la povertà che non si vede: la crisi e le nuove sfide per il futuro) e di Rosanna Lotti, dirigente comunale dell’assessorato al sociale (nuovi orientamenti dei percorsi di inclusione sociale). I relatori risponderanno alla domanda centrale dell’incontro: «Senza lavoro, senza speranza?». «È la mancanza di una occupazione, la difficoltà di un nuovo inserimento lavorativo la causa di tutte le problematiche che ci vengono presentate dalle persone nei Centri di ascolto», spiega Massimiliano Lotti che ha raccolto tutti i numeri dell’anno passato per fare un confronto con i precedenti e con il primo semestre del 2014. «I dati di quest’anno confermano un trend, che se vogliamo era preventivabile – aggiunge – ma ci deve far riflettere: crescono gli italiani non solo perché si perde il lavoro e non lo si ritrova, il loro numero aumenta perché sta finendo la rete sociale e familiare che li aveva protetti fino a ora».È questo il motivo, secondo la Caritas, per il quale molte famiglie pratesi si stanno affacciando solo ora, dopo sei anni dall’inizio di questa forte e diffusa crisi economica che sta investendo l’Italia e l’Europa. Nel 2013 si sono presentati ai Centri d’ascolto (17 Caritas parrocchiali, 2 del Volontariato vincenziano, uno delle Conferenze di San Vincenzo oltre all’associazione La Pira, l’ambulatorio per stranieri al Giovannini, il centro ascolto cinesi al Pino e la Caritas diocesana) 3116 persone, mentre nel 2012 erano 3176, quindi in numero superiore. Gli italiani sono passati da 953 a 1088 e gli stranieri da 2223 a 2028. L’età media di chi chiede un aiuto è di 52 anni per gli italiani e 40 anni per gli immigrati. «Dietro ciascuna persona che si rivolge ai Centri c’è un nucleo familiare composto da almeno tre persone – dice Lotti – così abbiamo calcolato il numero di oltre 9mila bisognosi, non pochi per una città come Prato». Oltre all’aumento dei pratesi quello che preoccupa gli operatori Caritas è in particolare il numero dei nuovi accessi, persone che per la prima volta si rivolgono a un Centro d’ascolto. Nel 2013 gli italiani hanno fatto un balzo del 39% e gli stranieri sono diminuiti del 24%. «Sono queste le famiglie che non hanno più quella rete di amici e parenti che probabilmente gli ha fatto reggere fino a questo punto – dichiara Lotti – la nostra volontà è quella di intervenire subito per far sì che i loro bisogni siano temporanei, non devono assolutamente cadere nella spirale dell’assistenzialismo». Come è immaginabile la principale causa di povertà è la mancanza di un lavoro e per questo le richieste fatte alla Caritas sono quelle di beni primari come i viveri e il vestiario (+16,6%). La crisi morde e continua. Un altro dato allarmante è che tra i cronici – vengono considerati tali coloro che da almeno sei anni frequentano i Centri – un italiano su quattro non ha ancora ritrovato un lavoro. «Queste situazioni comportano una crisi nelle relazioni familiari – sottolinea Idalia Venco, direttore della Caritas diocesana – le povertà stanno spaccando le coppie e questo ne va della tenuta sociale, non solo economica della città». Per questo motivo presso la Caritas è stato aperto uno sportello di aiuto psicologico gratuito per i casi di depressione e di conflitto tra coniugi. Un servizio nato in via sperimentale prima dell’estate che è già molto richiesto. «Nella presentazione dei dati – conclude Lotti – vorremmo sottolineare il grande lavoro svolto dalle parrocchie che si adoperano per aiutare le persone in difficoltà. Penso a Tavola, Tobbiana o ai Santi Martiri che sono molto attive e si autofinanziano con cene e iniziative solidali».