Pisa

A PISA OGNI CENTO RESIDENTI NOVE SONO STRANIERI

di Francesco Paletti

Gli stranieri in provincia di Pisa sono quasi 37mila. Nonostante i morsi della crisi continuino a lasciare il segno anche sull’economia pisana, il territorio provinciale resta il principale bacino dell’immigrazione della Toscana costiera e uno dei più importanti dell’intera regione. All’ombra della Torre vive quasi un terzo (29,8%) di tutti gli stranieri residenti nelle cinque province litoranee e circa un decimo (10,2%) di quelli che vivono su tutto il territorio regionale, un’incidenza che colloca Pisa al terzo posto della graduatoria delle province toscane per numero di cittadini stranieri residenti, alle spalle di Firenze (30,7%) e Arezzo (10,4%).A scattare la fotografia aggiornata dell’immigrazione in Toscana, e quindi anche dell’area pisana, ha provveduto come ogni anno il «Dossier statistico immigrazione» della Caritas e della Fondazione Migrantes, presentato ufficialmente in tutta Italia lo scorso giovedì 27 ottobre.l «dossier» di Caritas e Migrantes «dipinge» il territorio pisano come uno dei più dinamici della Toscana: tra il 2009 e il 2010, infatti, la popolazione straniera è cresciuta del 9,9%, il secondo incremento percentuale più consistente della regione, inferiore solo a quello di Livorno. I motivi dell’«attrazione»Secondo gli esperti della redazione toscana del «Dossier immigrazione», negli ultimi anni molti immigrati si stanno spostando dall’alto Valdarno e da Prato e dintorni verso la costa: a Pisa, Livorno, ma anche a Grosseto, dove negli ultimi dodici mesi il numero degli immigrati è salito del 9%».Nonostante ciò, l’incidenza del numero di stranieri sul totale della popolazione residente è ancora più elevata a Prato (dove gli immigrati sono il 13,6% dei residenti), a Firenze (il 11,2%), Siena (il 10,9%) e Arezzo (il 10,8%), mentre Pisa si ferma all’8,9%, superata anche dalla provincia di Massa Carrara. L’immigrazione a Pisa cittàLa presenza di stranieri – e la loro «incidenza» sul numero dei residenti, varia da città a città e da paese a paese. A Pisa, ad esempio, ogni 100 residenti, 12 sono immigrati.  In un’ipotetica graduatoria dei capoluoghi di provincia, la città della Torre si collocherebbe al terzo posto, alle spalle di Prato (15,1%) e Firenze (13,5%) e davanti ad Arezzo (11,9%). «Pisa come il resto della Toscana è ormai diventata da tempo un territorio multiculturale come illustrano chiaramente le informazioni e le analisi contenute nell’edizione 2011 del Dossier – spiega il direttore della Caritas diocesana don Emanuele Morelli. La prospettiva interculturale, la coesione e l’interazione,invece, sono sfide e obbiettivi ancora in larga misura da raggiungere» Da qui una riflessione sulle politiche in materia d’immigrazione: «È chiaro che i flussi devono essere regolamentati, ma si sbaglia a ritenere determinanti soltanto le norme finalizzate a contrastare i nuovi arrivi sottovalutando, invece, l’integrazione che è la vera chiave di volta della politica migratoria – prosegue don Morelli -. L’inquadramento emergenziale del fenomeno, infatti, è fuori posto in un Paese in cui in cui gli immigrati rappresentano almeno il dieci per cento della forza lavoro, assistono due milioni e mezzo di famiglie e incidono per l’otto per cento sul totale degli iscritti a scuola». Uno sguardo regionaleLe stesse dinamiche, peraltro, si ripetono in misura anche più accentuata a livello regionale. Gli immigrati residenti in Toscana, infatti, sono quasi quattrocento mila, ossia il 7,7% in più rispetto al 2009. E negli ultimi dodici mesi sono aumentati, nonostante la crisi abbia continuato a mordere l’economia e il mercato del lavoro:  ciò significa che per ogni cento persone iscritte nelle anagrafi comunali della Toscana, dieci sono di origine straniera: un’incidenza elevata e soprattutto superiore sia alla media nazionale (7,5%) che a quella dell’Unione Europea (6,5%). I permessi di soggiornoInsomma gli immigrati sono divenuti ormai una «componente» strutturale della popolazione toscana; e soprattutto sono destinati ad esserlo in misura sempre maggiore negli anni a venire.Ciò emerge con chiarezza anche dall’analisi dell’archivio dei permessi di soggiorno, «una banca dati che, per quanto non sia più in grado di fornire una stima attendibile della popolazione regolarmente presente sul territorio regionale, resta uno degli archivi più interessanti fra quelle disponibili per guardare anche alle caratteristiche più significative dei progetti migratori grazie all’indicazione del motivo del rilascio» spiegano i redattori del «Dossier». In Toscana, i titolari di un documento di soggiorno a tempo indeterminato hanno ormai uguagliato quelli in possesso di un permesso a scadenza: infatti il 37,5% dei soggiornanti sul territorio regionale ha un documento di soggiorno permanente, mentre il 42,6% ne ha uno di durata limitata e sottoposta a rinnovo. «È un’incidenza percentuale elevata, per quanto inferiore a quella media nazionale che è del 39,9% – spiegano gli esperti della Caritas – e che racconta, non solo della volontà, ma anche della crescente capacità degli immigrati “toscani” di costruire percorsi, se non proprio d’integrazione, quanto meno di forte radicamento sul territorio regionale». Un aspetto che emerge anche dall’analisi delle diverse tipologie di permessi di soggiorno riconosciuti agli extracomunitari soggiornanti in regione: al 48,3% di essi, infatti, ne è stato rilasciato uno per lavoro e al 47,7% uno per motivi familiari. In totale,quindi, ben il 96% è titolare di un documento di soggiorno che prevede una permanenza quanto meno di lungo periodo. Occupati in aumentoNonostante la crisi economica, dopo la diminuzione del 2009 l’occupazione straniera è tornata ad aumentare, quanto meno stando alla banca dati Inail che, a fine 2010, ha registrato 210.494 assicurati stranieri contro i 209.141 dell’anno precedente. Il quadro, comunque, rimane tutt’altro che roseo anche per la manodopera immigrata: «Visto in prospettiva decennale, infatti – concludono gli esperti del “Dossier” – possiamo dire che gli ultimi tre anni sono stati contraddistinti da una sostanziale stasi del numero di occupati netti nati al di fuori dei confini nazionali, che prima della crisi – fra il 2000 e il 2008 -  invece crescevano ad un ritmo medio di quindici mila all’anno».