Nei giorni scorsi è stata inaugurata la nuova sede del Centro della civiltà contadina a «Dina Dini» a Pieve Santo Stefano. «La sede si trova nel palazzo pretorio, è accogliente e ben rifinita», spiega il presidente del sodalizio, Ilario Calchetti.Gli oggetti (non tutti purtroppo) che sono stati esposti nella nuova struttura danno una visione completa e significativa dell’epoca contadina, mettendo in evidenza la grande abilità manuale dei contadini, il lavoro e l’allevamento del bestiame, i molti mestieri allora indispensabili, lo sviluppo storico della battitura del grano.Il Centro «Dina Dini» ha ormai trent’anni di vita. «È sorto racconta il presidente da una minuziosa ricerca sul territorio, ha visto un periodo luminoso quando aveva sede nell’edificio delle scuole elementari. Poi è rimasto chiuso per più di tre anni ma ormai ricomincia a vivere e a sperare grazie all’amministrazione comunale che ha concesso un locale nel centro storico del paese».Una conquista importante. «Il centro di documentazione storica sulla civiltà contadina aggiunge il responsabile ha come finalità quella di conservare e tramandare la nostra storia, le radici culturali delle popolazioni dell’Alta Valle del Tevere e lo fa anche con la pubblicazione di libri». Il primo, dal titolo «Il bisogno aguzza…», era dedicato ai mestieri locali; il secondo, «Dio t’la r’mer’te», era incentrato sulle tradizioni culinarie contadine; il terzo, che sarà pubblicato prossimamente e che si intitolerà «Sù bellarosa, … sù pastorella», affronta il tema della struttura poderale nel Comune di Pieve Santo Stefano e in quello di Badia Tedalda.