Italia
A Norcia e Amatrice, dove i presepi fioriscono anche sulle macerie
Un presepe recuperato dai Vigili del Fuoco, «a rischio della vita», da sotto le macerie e di ciò che resta della pericolante torre campanaria del santuario della Madonna Bianca, ad Ancarano, borgo nei pressi di Norcia, distrutto dal sisma del 24 agosto, 26 e 30 ottobre. Da qualche giorno accoglie chi arriva nel vicino campo di accoglienza: camper, tende e roulotte, disposte attorno ad una tensostruttura che diventa, all’occorrenza, mensa, luogo di riunione e ludoteca. Quasi una piccola «Alamo» di resilienti per nulla disposti ad arrendersi al terremoto, anzi. Tenaci e risoluti a ricostruire ancora. «Per noi sarà un Natale diverso – raccontano Andreina e Silvana, che nel sisma hanno perso le case – non abbiamo più nulla. Ci stringeremo insieme come una grande famiglia. Ci aspettano momenti difficili ma dobbiamo ricominciare».
«Richiamo all’essenziale». Meno di 50 chilometri separano Cascia da Amatrice, nel Reatino. Qui il terremoto ha mietuto il maggior numero di vittime, oltre 200 delle 298 totali. Non c’è famiglia qui che non pianga un parente o un amico. A Natale soprattutto. La Valle Santa francescana non è distante. I frati di Greccio, dove il Santo di Assisi nel 1223 inventò il primo presepe, hanno donato 70 piccole Natività alle famiglie di Amatrice.
https://www.youtube.com/watch?v=-IX0OdAHvL0
«Il presepe di Francesco – dice il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili – è un richiamo all’essenziale, tutto è rivolto al Bambino che irradia la sua luce nella notte».
https://www.youtube.com/watch?v=_dMCD27RDpM
Il senso di precarietà è dato, come spiega il vescovo, dalla «incognita della ricostruzione. Le casette in costruzione sono un primo passo. Ma è necessario anche il sostegno all’economia per consentire alla gente di Amatrice di restare». Ruspe e mezzi meccanici hanno iniziato la rimozione delle macerie. La Chiesa non manca di far sentire il suo sostegno. L’istituto «Don Minozzi», la diocesi di Rieti e Caritas italiana stanno allestendo il Centro parrocchiale «Sant’Agostino», per dare agli abitanti di Amatrice, una chiesa e un luogo di aggregazione. Fatti e segni concreti di vicinanza che in questo tempo di Natale acquistano ulteriore significato: «abbiamo consegnato anche 30 moduli abitativi ma in lista ci sono circa 80 richieste» riferisce il parroco di Amatrice, don Savino D’Amelio che annota: «Siamo pieni di bottiglie, panettoni, dolci, giocattoli, ma non so quanto possano sollevare gli animi. Dobbiamo trovare la forza di guardare al Natale come luogo e tempo di speranza».
https://www.youtube.com/watch?v=e1oZhtAHhOE
Valgono le parole di cinque detenuti del carcere di Sulmona che hanno realizzato a mano un presepe esposto nel parco cittadino: «vogliamo farvi sapere – scrivono i detenuti agli abitati di Amatrice – che siete presenti nelle nostre preghiere affinché possiate trovare quella pace e quella normalità interrotta alcuni mesi fa» dal sisma. Un Natale precario, essenziale e fragile, tuttavia, riflette mons. Boccardo, «dentro queste macerie la speranza non è mai venuta meno. Celebrare Natale in questa situazione aiuta e provoca la speranza». Anche dalle macerie è possibile costruire qualche cosa di nuovo.