Arezzo - Cortona - Sansepolcro

A Levane l’inaugurazione del nuovo centro pastorale.

La parrocchia di Levane si appresta a vivere un evento storico. Venerdì 23 aprile sarà inaugurato il nuovo Centro pastorale che si trova dietro la chiesa della frazione che si divide fra i Comuni di Montevarchi e Bucine. Una struttura attesa da tempo che non è stata immune da difficoltà durante l’esecuzione dei lavori. Ma i problemi sono adesso alle spalle. Ed è il momento della festa. Il taglio del nastro è in programma alle 18 ed è inserito nel programma della visita pastorale che l’arcivescovo Riccardo Fontana compierà a Levane. La visita prevede al mattino l’incontro nelle scuole e alle 16 il conferimento dell’Unzione dei malati. Ne abbiamo parlato con il parroco di San Martino a Levane, don Angelo Sabatini.Don Angelo, la comunità si prepara ad un appuntamento che era atteso da tempo?«Sì, infatti venerdì 23 aprile sarà aperto il Centro pastorale. Ci sarà un vasto salone adatto anche per le conferenze. Interverranno per l’occasione due vescovi, Gualtiero Bassetti e Riccardo Fontana; e due sindaci, quello di Bucine Sauro Testi e quello di Montevarchi, Giorgio Valentini.È lunga la serie degli incontri levanesi con personaggi del mondo della cultura importanti. Levane può essere visto come centro di elaborazione culturale?«Si tratta più semplicemente di seguire il cammino del popolo cristiano offrendogli modelli di vita e di cultura adatti ai tempi di oggi, spunti di riflessione. Questa è evangelizzazione. Proporre altri mondi possibili, diversi stili di vita e visioni di Chiesa, contro i modelli pagani dominanti, a fianco della gente».Lei è stato missionario in Brasile. Cosa ricorda volentieri della sua esperienza?«Primo, l’accoglienza e la grande disponibilità verso gli uomini di chiesa. Ti accorgi che la cultura occidentale è schematica, che noi siamo più freddi. I brasiliani invece ti mettono a tuo agio e valorizzano quello che dici, fosse pure una cosa sola su dieci. Secondo, la grande voglia di evangelizzazione. Hanno i riti nell’anima. Io la devozione allo Spirito Santo l’ho imparata laggiù. Mancava il mettere in mano alle persone il Vangelo e farle parlare della loro esperienza alla luce del Vangelo. Ciò ha permesso un risveglio sociale, politico, relazionale e della Chiesa a partire dalla lezione del Concilio Vaticano II».Quale l’importanza per il Brasile di Frei Betto che è stato ospite a Levane in un incontro svoltosi nella scuola media «Francesco Mochi»?«La sua esperienza a lato dei perseguitati politici, la sua resistenza al potere militare che gli è costata il carcere duro ha aiutato molti a prendere coscienza dell’oppressione. Frei Betto è l’esponente più giovane di quel movimento che, dalle Comunità di Base e dai Gruppi del Vangelo ispirati da Leonardo Boff, Carlos Mesters, ha rinnovato la Chiesa latino-americana. Oltre la sacramentalizzazione, con il porre il Vangelo nelle mani della gente, si è ottenuto un risveglio e una presa di coscienza dei semplici alla luce del Concilio animato dai cardinali latino-americani e culminato nell’opera di monsignor Helder Camara, vescovo di Recife, a cui il potere ha negato il giusto riconoscimento del Premio Nobel per la Pace». di Luca Tognaccini